sintesi
L’UNIVERSO COME OPERA D’ARTE
di JOHN BARROW
John Barrow in questo libro si avventura in un territorio di confine, affascinante e in gran parte inesplorato: la terra di nessuno dove si incontrano la fisica, la cosmologia, la cibernetica, la biologia evolutiva, la storia, la filosofia. Cerca quindi di dare una risposta alle tante domande che ci poniamo da sempre. Perché amiamo alcune particolari forme d’arte e di musica? Quali sono le origini del nostro senso della bellezza? La struttura della nostra mente può di per sé determinare quali questioni filosofiche troveremo stimolanti? L’indagine di J. Barrow sorprendentemente
innovativa, illustra le numerose vie attraverso le quali la struttura
dell’Universo ha modellato i nostri pensieri e i nostri gusti estetici.
Sintesi dei capitoli più
significativi: Scienza e arte si sono allontanate l’una dall’altra. Più la scienza ha avuto successo nella sua ricerca di una spiegazione del visibile per mezzo delle leggi invisibili della natura, più l’arte è divenuta soggettiva , metaforica, e ha abbandonato la rappresentazione realistica della realtà. Essa ha esplorato altri mondi, lasciando alla scienza il compito di occuparsi di questo. Ma apprezzare l’arte non significa soltanto godere del piacere estetico.Le scienze possono spiegare la nostra passione per la creazione artistica. Viceversa , l’ammirazione crescente degli scienziati per ogni forma di complessità organizzata dovrebbe attirarli verso le arti creative, dove ci sono esempi straordinari di una tale molteplicità strutturata. Questo libro è un tentativo di osservare con occhi
di scienziato alcune cose che di solito sono escluse dalla visione
scientifica. Cose che vengono ammirate invece che spiegate. Il filosofo tedesco Immanuel Kant sviluppò un atteggiamento sempre più critico nei confronti della coscienza umana, e del mondo in cui la si acquisisce. Egli si rese conto che la mente umana fa qualcosa quando elabora le percezioni sensoriali del mondo esterno. Organizza l’informazione. Si potrebbe dire che la nostra mente possiede degli scomparti, o categorie, in cui devono essere inserite le nostre percezioni del mondo. E pertanto deve esistere una spaccatura irreparabile fra il mondo come veramente è e la comprensione che noi ne abbiamo. Non c’è mai possibile conoscere le cose in se, non chiare non tradotte, ma solo attraverso il nostro apparato concettuale. Kant considera gli uomini come osservatori del mondo ai quali è negato l’accesso alla verità. Possiamo notare che la prospettiva Kantiana è preoccupante per la visione scientifica del mondo, perché chiude le porte alla riproducibilità della sperimentazione e quindi alla ricerca di leggi dimostrabili. Kant cercava di convincere i suoi lettori del fatto che non è possibile usare l’evidenza dei sensi, o dei pensieri, per trarre conclusioni assolutamente certe sulla natura e lo scopo definitivi di ogni vera realtà. Un esempio che contraddice la concezione di kant sono proprio le nuove scoperte scientifiche, prendiamo in considerazione la geometria Euclidea . Un triangolo nella geometria Euclidea ha la somma degli angoli di 180°, ma non è cosi in uno spazio curvo dove il triangolo può avere più o meno 180°. La filosofia di Kant viene meno con l’avvento
della teoria della relatività e di altre scoperte che dimostrano che
l’uomo non è preordinato, ma al contrario, cambia il suo modo di vedere
il mondo attraverso l’evoluzione della scienza. Con le nuove scoperte
anche il concetto filosofico e teologico ha cambiato radicalmente. Quindi
per concludere, la scelta di Kant si rivelò sbagliata perché egli
riteneva che la nostra comprensione della geometria Euclidea fosse
inevitabile perché preprogrammata nella nostra mente. Sappiamo che ciò
non è vero, non solo possiamo facilmente concepire geometrie non euclidee
, ma come per primo propose Einstein, e come le osservazioni hanno in
seguito confermato, la geometria alla base dell’universo non è
Euclidea. Le nuove teorie relativistiche hanno influenzato
anche molti artisti studiosi dello spazio come componenti di disegni
astratti come il Cubismo di Picasso. Breve storia del tempo: Le fasi per concepire il tempo in epoche remote risalenti a circa 5000 anni fa erano determinate soprattutto dalle osservazioni della stelle e degli astri, quindi la determinazione del giorno, della settimana, il mese, l’anno, seguivano i movimenti di tali corpi celesti, il sorgere e il tramontare del sole, le fasi lunari, l’inclinazione dell’asse terrestre, ma nel tempo si visto che la Polaris, stella Polare odierna molte migliaia di anni fa non era il riferimento del polo nord attuale perché per effetto della precessione l’asse terrestre completa un giro su se stesso, sempre con l’inclinazione di 23,3° in 26000 anni. Quindi tra qualche migliaio di anni la nostra stella Polare sarà Vega, come molte migliaia di anni fa era Alpha Dragonis. La cosa più straordinaria che evidenzia Barrow è
proprio l’inclinazione di 23,3° dell’asse terrestre, che determina le
condizioni migliori per la vita sulla terra. Se l’inclinazione fosse 50°
o 60° la vita sarebbe
compromessa dalla temperatura. Da questo ritornando al nostro tema
centrale di questa ricerca, noi viviamo per un equilibrio perfetto in una
situazione di armonia meravigliosa, basta variare uno dei parametri della
nostra posizione attuale e la vita sulla terra non sarebbe più possibile. Se consideriamo la ricezione della luce sulla superficie terrestre, sappiamo che molta dell’energia radiante della nostra stella viene assorbita dal vapore acqueo e dall’ozono dell’atmosfera. L’intensità dell’emissione solare raggiunge il picco nella regione blu-verde dello spettro elettromagnetico, ma la dispersione della luce da parte delle molecole presenti nell’atmosfera terrestre influisce soprattutto sulle radiazioni a lunghezza d’onda più breve ( indaco, blu, verde); esse pertanto non raggiungono il nostro occhio, e quindi il disco solare ci appare giallo. La luce blu dispersa fa apparire azzurro il resto del cielo. I fotoni che hanno lunghezza d’onda più breve ( quelli nella regione del blu ) sono i più soggetti alla dispersione , e quindi il cielo ci appare azzurro; se guardiamo il sole mentre l’astro tramonta, riceviamo i fotoni di lunghezza d’onda maggiore, circa 700 nanometri ( 700 / 1.000.000.000 di metro ) quelli nella regione del rosso, che sono meno soggetti a fenomeni di dispersione lungo il cammino verso i nostri occhi. Quando le particelle disperse nell’atmosfera sono voluminose, goccioline di vapore acqueo, particelle si sabbia o polveri, la dispersione cessa di dipendere in modo significativo dalla lunghezza d’onda ( dal colore ) della luce solare, in tal caso, tutte le lunghezze d’onda vengono disperse più o meno in modo uguale, e il risultato è uno scenario bianco o nebbioso, ecco perché le nubi e i cieli coperti o nebbiosi appaiono bianchi. Nel 1819 un filosofo Ceco Jan Purkinje, notò un curioso fenomeno mentre osservava i fiori del suo giardino al crepuscolo, egli si rese conto che la brillantezza delle corolle di diverso colore cambiava via via che la luce andava scemando. I fiori rossi diventano neri, mentre le foglie verdi rimanevano verdi e luminose. A bassi livelli di luce , l’occhio umano diventa più sensibile alla luce blu e verde che a quella rossa. Tyndall dimostrò che quanto più elevata era la frequenza della luce ( ossia , quanto più blu era il colore ) tanto più esso veniva disperso da particelle molto piccole, ecco perché il fumo delle sigarette ha una sfumatura azzurrina. Una raganella che noi percepiamo come verde, è in realtà chimicamente gialla, il pigmento carotenoide che essa contiene agisce come filtro per la luce dispersa e la combinazione del giallo con il blu dovuto appunto all’effetto Tyndall, la fa apparire verde brillante , se di mette una rana morta, nell’alcool, il pigmento giallo si dissolve ed essa appare blu. La musica è l’arte della permutazione del
tempo. La musica costituiva un dilemma, infatti ammettendo che Dio risieda in un’eternità trascendente e senza tempo, la musica non può far parte dell’essenza divina, dal momento che essa non potrebbe esistere senza il trascorrere e il pulsare del tempo. Igor Strawinski: "Ritengo che la musica , proprio per la sua natura,
sia incapace di esprimere alcunché, sia che si tratti di un sentimento,
che di un atteggiamento mentale, di uno stato d’animo, di un fenomeno
della natura… se come sempre avviene, la musica sembra esprimere
qualcosa, è solo un’illusione e non una realtà. Personalmente penso che la musica sia il mezzo di comunicazione più sincero e spontaneo della mente umana, perché nasce da un sentimento profondo non facilmente analizzabile o non riconducibile a facili riduzionismi. Questo mi è stato dettato dalla mia esperienza musicale negli anni . Musica è vita – musica è aiuto morale –
musica è divertimento – musica è concentrazione, evasione,
beatitudine, -
musica è ricerca di se stessi , mi fermo qui, ci vorrebbe un libro
intero per descrivere le sensazioni musicali, ma probabilmente ritornerò
sull’argomento. Il linguaggio viene considerato come un istinto e non come un comportamento appreso: esso è fondamentalmente un processo della natura e non dalla cultura. Potremmo dire lo stesso per le capacità matematiche o musicali, questa idea è di gran lunga più difficile da sostenere. Esistono molti individui sani incapaci di eseguire un’addizione, o che non si curano affatto della musica, ma nessuno che sia in grado di parlare una lingua. Il fatto stesso che le aree musicali e dei calcoli matematici siano localizzate nell’emisfero destro e quelle linguistiche nell’emisfero sinistro ci fa credere che esiste una netta differenza interpretativa del cervello, una separazione dovuta da una lenta evoluzione che ha portato a differenziare le tre aree: linguistica, matematica, musicale. Il linguaggio è totalmente flessibile; ci può influenzare sia sul piano emotivo che su quello della logica. La musica influenza prevalentemente le nostre emozioni, in modo inaccessibile alla matematica. Tuttavia, ciascuna di queste tre attività è vincolata in qualche modo dai limiti della nostra fisiologia. Mentre la matematica è concettualmente e logicamente sviluppata in uguale maniera da tutti i popoli della terra, la natura non ha una struttura musicale; le creazioni musicali non sono dipendenti dal contesto culturale; ne rivelano vasti strati strutturali imprevisti che leghino le altre creazioni musicali formalmente distinte, la musica può essere creata, può essere inventata, ma sicuramente non può essere scoperta. Mentre la matematica sviluppata da individui diversi in differenti culture è comunque legata da fattori comuni, nel caso della musica la situazione è quasi opposta.
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