COME L’IO CONTROLLA IL SUO CERVELLO  di  J. ECCLES

 

Sintesi

La coscienza è solo il risultato della trasmissione di impulsi elettrici da una cellula del cervello all’altra?

Molti neuroscienziati del nostro secolo sembrano sostenerlo: i nostri pensieri, la nostra volontà, il nostro IO, sono realtà la cui spiegazione ultima si esaurirebbe nell’analisi del funzionamento del cervello. Con questa prevalente soluzione materialista, John Eccles, premio Nobel per le sue ricerche di neurofisiologia, dimostra che i presupposti sui quali la neurofiologia moderna fonda le proprie conclusioni vanno radicalmente ripensati: l’io non è il prodotto dell’attività cerebrale, ma, al contrario, è il vero motore della complessa catena di reazioni chimiche ed elettriche che formano il supporto materiale della coscienza. Grazie a studi rigorosi sulle funzioni della corteccia cerebrale e all’applicazione dei principi della fisica quantistica, all’interazione tra mente e cervello, John Eccles arriva alla formulazione di una teoria sul modo in cui si realizzano i movimenti volontari che riporta la mente, intesa come principio spirituale, alla guida delle azioni dell’uomo.

 

Approfondimenti 

Prima di iniziare a leggere il libro mi sono chiesto come mai Eccles avesse dato  il titolo:        Come l’io controlla il suo cervello “, la risposta è che l’autore non è un materialista – monista, non confonde mente e cervello, ma al contrario, da buon credente mette in risalto le capacità dell’uomo attraverso la propria coscienza e autoconsapevolezza  a controllare la parte fisica, materiale, che è il cervello. E’ una lunga storia che incomincia con la costruzione filosofica del cosiddetto “ DUALISMO INTERAZIONISTA “  che assieme al filosofo Karl Popper hanno sviluppato in una grande opera formata da tre libri: (L’IO E IL SUO CERVELLO), dei quali sono inseriti in questa ricerca, dove viene spiegato in modo chiaro sia dal punto di vista filosofico che scientifico che il DUALISMO INTERAZIONISTA può essere una filosofia credibile vista anche alla luce dei pessimi risultati ottenuti da incalliti scienziati e filosofi riduzionisti.

L’aspetto del DUALISMO INTERAZIONISTA viene, infatti percepito  da molti filosofi dualisti come MENTE e CERVELLO, però secondo una manifestazione materialistica, cioè il cervello è fisico e la mente si manifesta secondo alcuni fenomeni quantistici, quindi è un dualismo tra il fisico computabile e il fisico non computabile. Per Eccles invece il cervello è il tramite per L’IO SPIRITUALE, quindi immateriale. 

Il libro è molto complesso, è basato sulla dinamica e il funzionamento del cervello visto con gli occhi attenti di uno dei massimi esponenti nel campo della neurofisiologia e con grande rigore scientifico cerca di dimostrare che gruppi di neuroni o singoli neuroni (come asseriscono i riduzionisti) non possono condurci a svelare i segreti della coscienza.

In questo libro viene sviluppato il problema di come le ultime indagini scientifiche potrebbero spiegare alcuni meccanismi della coscienza attraverso l’applicazione della meccanica quantistica, e su questo cita il testo di H. Margenau, studioso di fisica quantistica ( Il miracolo dell’esistenza ) inserito in questa ricerca, e sottolinea  che è stata una vera e propria rivelazione scientifica, con la sua idea, che la fisica quantistica consentirebbe di comprendere il modo in cui la mente umana potrebbe interagire con il cervello senza richiedere energia.  

Attraverso lo studio della meccanica quantistica come fenomeno mentale si arriva alla conclusione che non c’è nessuna violazione delle leggi di conservazione della fisica, Cosa che invece seguendo il metodo della fisica classica ci deve essere consumo di energia, quindi la mente  non può essere in questo caso immateriale, ma deve obbedire al principio di conservazione dell’energia.

( La mente può essere considerata un campo nel comune senso fisico del termine. Ma si tratta di un campo non-materiale; l’analogo più simile è forse un campo di probabilità …. E non è indispensabile che esso debba contenere energia per spiegare tutti i fenomeni noti nei quali la mente interagisce con il cervello ). ( Tratto dal libro di H. Margenau, Il miracolo dell’esistenza ).  

Gli effetti quantistici introducono concetti del tutto rivoluzionari rispetto alle vecchie concezioni della fisica classica, del tutto antintuitivi: apparizioni e sparizioni improvvise di particelle, fluttuazioni apparentemente casuali.  

Cenni essenziali sulla teoria quantistica:

Nel mondo reale, quello che percepiamo (macroscopico), sono il risultato di teorie della fisica classica di Newton per determinare la posizione e la velocità di un determinato corpo, ( corpo inteso come grande agglomerato di atomi ), tutto questo viene calcolato con grande precisione matematica.

Vogliamo, ad esempio, determinare la velocità di un’auto sapendo che lo spazio S ed il tempo T hanno un certo valore, possiamo determinare attraverso la fisica classica o meccanica razionale, ( cinematica ) che l’auto ha una certa velocità e si trova in un determinato tempo, in un punto definito dai calcoli fatti: VELOCITA’ = SPAZIO / TEMPO.

Lo stesso vale per i pianeti anche se con calcoli più complessi fatti da grandi e sofisticati calcolatori.

Quando però tra il 1890 e il 1920 si è visto che le particelle, in particolare, un fotone poteva essere contemporaneamente sia onda che corpuscolo, la fisica di Newton è andata in crisi perché si è visto dagli esperimenti che un fotone non poteva essere determinato nella sua posizione e velocità, perché si comportava in maniera completamente diversa dai corpi materiali. In effetti è stato Werner Heisenberg a dimostrare  il principio di: INDETERMINAZIONE DELLE PARTICELLE ATOMICHE. Il principio sostiene che possiamo sapere dove si trova una particella atomica in un determinato istante, oppure dove essa stia andando, ma non entrambe le cose, più precisa è la sua posizione e meno precisa sarà la sua quantità di moto ( massa x velocità )

Esempio:

Consideriamo l’analogia con una società di assicurazione: essa può prevedere in maniera molto affidabile la durata media della vita dei cittadini maschi, ma se intendesse farlo per ogni singola persona potrebbe sbagliarsi di molto. Questo ci fa capire che le particelle vanno prese in grande quantità, quindi in maniera statistica per poter avere una visione approssimativa nel calcolo, mentre se prendiamo un singolo elemento ( particella elementare ) il calcolo è diverso dalla fisica classica, siamo, quindi nell’indeterminazione.  

Dato che le cariche negative e positive si attraggono, il minuscolo elettrone nell’atomo dovrebbe essere attratto del grosso protone, se cosi fosse non esisterebbe la materia perché tutti gli elettroni cadrebbero dentro il nucleo, ma il fisico danese Niels Bohr propose un’idea che salvò la teoria atomica .

Gli elettroni non potevano girare come volevano intorno all’atomo, seguivano delle orbite determinate e nello stesso tempo gli elettroni avevano la caratteristica di saltare da un’orbita all’altra, quando un elettrone salta verso l’interno, l’atomo libera energia e quanto più numerosi sono i salti dell’elettrone verso l’interno, tanto più intensa sarà l’energia liberata.

L’energia veniva prodotta sotto forma di onde elettromagnetiche , es. luce, cioè quello che succede nel sole agli atomi di idrogeno per fusione nucleare, in ogni secondo un numero incalcolabile di elettroni saltano da un’orbita più esterna ad una più interna, emettendo luce (onde elettromagnetiche).  Ma queste onde non erano solo onde elettromagnetiche, ma veniva emessa sotto forma di minuscole particelle, da ciò Niels Bohr  dimostrò che la luce può comportarsi sia come flusso di minuscoli particelle che di onde. Queste particelle luminose erano una specie di piccoli pacchetti d’energia che ricevettero il nome di: QUANTI, che significa, piccole quantità.

Per questo la scienza che studia gli elettroni, dei nuclei atomici, e delle diverse forme di luce si chiama: FISICA QUANTISTICA.

Quando un elettrone salta da un’orbita all’altra non si sa quello che accadrà ( casualità ).  

Era d’obbligo tracciare qualche riferimento sulla meccanica quantistica, visto che il libro è in parte incentrato sui nuovi sviluppi scientifici della mente vista con delle nuove soluzioni di fisica quantistica.

Eccles continua e conclude questo straordinario libro con una domanda:

quale parte del cervello possiede la coscienza?

Si può riconoscere che con l’attenzione siamo in grado di intensificare e abbellire le nostre percezioni. Si è sperimentato attraverso la TEP ( tomografia ad emissione positronica ), che a seconda del tipo di attenzione vengono attivate specifiche aree del cervello. Da qui nasce il problema della coscienza. Quale parte possiede la coscienza?

Ci sono state moltissime risposte, ma quella più attendibile ora con la TEP ed altri esperimenti si potrebbe affermare << che la coscienza appartiene al cervello nella sede dove essa viene evocata dall’attenzione >>, che agisce su aree selezionate della corteccia cerebrale per determinare l’eccitazione. Tale eccitazione porta all’amplificazione delle risposte dendronali  agli stimoli sensitivi afferenti e, cosi all’attivazione degli psiconi  e alla coscienza.

Sovrapposto a questo semplice meccanismo attenzionale  ci sarebbe un dialogo continuo fra l’attenzione determinata dall’io e le aree corticali selezionate con i rispettivi stimoli sensitivi afferenti.  

Conclusioni: 

Poiché le soluzioni materialistiche non riescono a spiegare la nostra unicità come soggetti dell’esperienza, Eccles dice: “ sono costretto ad attribuire l’unicità dell’io o anima a una creazione spirituale soprannaturale “>>. E’ la certezza del nucleo interiore dell’individualità unica che ha bisogno di una creazione divina. Secondo John Eccles, non è possibile un’altra spiegazione; né l’unicità genetica , con la sua lotteria fantasticamente impossibile , né le differenziazioni ambientali, che non determinano l’unicità di un individuo, ma semplicemente la modificano.

Questa conclusione assume un significato teologico di grande valore. Essa rinforza tenacemente la nostra credenza in un’anima umana e nella miracolosa origine in una creazione divina; un riconoscimento non solo del Dio trascendente, il creatore del cosmo, il Dio nel quale credeva Einstein, ma anche del Dio immanente al quale dobbiamo la nostra esistenza.

 

BIBLIOGRAFIA