Realtà inquietante |
(Indagine nel mondo dei poveri) |
WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) FMI (Fondo Monetario Internazionale) Banca Mondiale Debito del Terzo Mondo Povertà e Ricchezza |
La mappa della
fame nel mondo |
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In centoventidue paesi del Terzo mondo si concentra l'85 per cento della popolazione mondiale, ma il contributo di questi paesi al commercio internazionale non supera il 25 per cento. Attualmente più di un miliardo e ottocento milioni di esseri umani vegetano in una situazione di miseria estrema, con meno di un dollaro al giorno, mentre l’1 per cento degli abitanti più ricchi della terra guadagna quanto il 57 per cento delle persone più povere. Ottocentocinquanta milioni di adulti sono analfabeti e trecentoventicinque milioni di bambini in età scolare non hanno alcuna possibilità di frequentare una scuola.
Malattie curabili hanno ucciso nel 2004 dodici milioni di persone, soprattutto nei paesi dell'emisfero meridionale. Al momento della fondazione dell'UNCTAD, il debito estero complessivo dei centoventidue paesi del Terzo mondo ammontava a cinquantaquattro miliardi di dollari; ora supera i duemila miliardi. Nel 2004 centocinquantadue milioni di neonati non avevano peso sufficiente alla nascita; la metà di loro era condannata a patire gli effetti di uno sviluppo psicomotorio limitato. |
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Il contributo al commercio mondiale dei quarantadue paesi più poveri del mondo era nel 1970 dell'1,7 per cento; nel 2004 arrivava appena allo 0,6 per cento.
Quarant’anni fa quattrocento milioni di persone soffrivano di sottoalimentazione permanente e cronica. Oggi sono ottocentoquarantadue milioni. Le 374 più grandi società transcontinentali elencate dall'indice Standard and Poor's detengono attualmente, nel loro complesso, riserve per 555 miliardi di dollari. Dal 1999 a oggi questa somma è raddoppiata, ed è aumentata dell'11 per cento dal 2003. La più grande impresa del mondo, la Microsoft, conserva nelle sue casseforti un tesoro di 60 miliardi di dollari, che dall'inizio del 2004 aumenta di un miliardo di dollari al mese. |
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Un contatore elettronico gigante che segna il costo, ogni giorno crescente, della guerra in Iraq è stato installato a Times Square, a Manhattan, dall'associazione Project Billboard. Posto all'incrocio tra la Quarantasettesima Strada e Broadway, il contatore ha cominciato a funzionare mercoledì 25 agosto 2004, indicando la cifra di 134,5 miliardi di dollari. La somma aumenta al ritmo di 177 milioni al giorno, 7,4 milioni all'ora, 122 820 dollari al minuto. La sola guerra in Iraq costa agli Stati Uniti 4,8 miliardi di dollari al mese (periodo di riferimento: dal settembre 2003 al settembre 2004). |
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Una piccola parte delle somme investite nella “guerra mondiale contro il terrorismo” sarebbe sufficiente per sradicare i peggiori flagelli che affliggono le popolazioni dimenticate del pianeta. Nel suo rapporto annuale del 2004, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (United Nations Development Programme, UNDP) stima inoltre che una spesa annua di ottanta miliardi di dollari per un periodo di dieci anni potrebbe garantire a ogni essere umano l'accesso all'istruzione di base, alle cure mediche, a cibo adeguato, acqua potabile e infrastrutture sanitarie, oltre ad assicurare alle donne la necessaria assistenza ginecologica e ostetrica. Ma la «guerra mondiale contro il terrorismo» rende ciechi coloro che la conducono. Questa guerra non ha un nemico chiaramente identificato e non ha una fine prevedibile. È una guerra dei mille anni. |
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Ai principi della Carta delle Nazioni Unite, della sicurezza collettiva, dei diritti umani e del diritto internazionale, i cosmocrati preferiscono la loro soggettività, ovvero i loro interessi privati. Che ipocrisia! Si afferma di lottare (bombardare, massacrare) per non portare la giustizia e la pace nel mondo e non si fa che perseguire un interesse personale, privato. Perché tutti sanno quale motivazione primaria si nasconde dietro le guerre preventive americane: la salvaguardia degli interessi finanziari delle società capitaliste transcontinentali. Torniamo all'attacco americano scatenato contro l'Iraq nel marzo 2003. Il sottosuolo della Mesopotamia rappresenta la seconda riserva petrolifera conosciuta del mondo, pari a circa 112 miliardi di barili. Un barile equivale a 159 litri. Tra Kirkuk e Bassora, le riserve irachene ammontano così a 18mila miliardi di litri. E gli esperti pensano che i giacimenti non ancora individuati siano giganteschi. Prima del 2003 l'Iraq sfruttava 1821 pozzi petroliferi. Nel loro insieme, i circa 800 pozzi sfruttati sul territorio degli Stati Uniti forniscono tanto petrolio quanto un unico pozzo iracheno. |
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Alla Dichiarazione universale del 1948 si sono aggiunte sei grandi convenzioni (contro la tortura; contro la discriminazione delle donne; contro il razzismo; per i diritti dell'infanzia; per i diritti economici, sociali e culturali; per i diritti civili e politici). La maggior parte degli stati le ha ratificate. Alcune di queste convenzioni sono accompagnate da protocolli addizionali che consentono agli esseri umani che si ritengono parte lesa di rivolgersi direttamente al comitato incaricato dell'applicazione della convenzione. È il caso, per esempio, della Convenzione contro la tortura: il torturato o la sua famiglia può chiedere una riparazione davanti al comitato. |
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Oltre al diritto internazionale propriamente detto esiste il vasto arsenale del diritto «umanitario». La sua base è costituita dalle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e dai loro due protocolli addizionali (sul trattamento dei prigionieri di guerra, i diritti delle popolazioni civili in tempo di guerra, gli obblighi delle potenze occupanti, i doveri dei belligeranti in caso di conflitti non interstatali ecc.).
Dal punto di vista dei testi e della giurisprudenza, il diritto internazionale vero e proprio e il diritto internazionale umanitario sono insomma in costante e rapida evoluzione. Perché assistiamo allora al crollo della capacità normativa del diritto internazionale? In primo luogo, naturalmente, questo fenomeno dà la misura degli effetti di un'economia globalizzata sottomessa alla dittatura dei cosmocrati che dirigono le principali società transcontinentali private del mondo. Per far fruttare al massimo e nel più breve tempo possibile i loro capitali, i nuovi feudatari non hanno bisogno degli stati né dell'ONU. L'Organizzazione mondiale del commercio, l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale sono ampiamente sufficienti: ne hanno fatto i docili esecutori delle loro strategie. Ma, i soggetti principali del diritto internazionale sono gli stati, quegli stessi stati la cui sovranità si scioglie come neve al sole nel contesto dell'economia globalizzata. Da qui la perdita drammatica di efficacia normativa del diritto internazionale statutario o convenzionale. |
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I popoli dei paesi poveri si ammazzano di lavoro per finanziare lo sviluppo dei paesi ricchi. Il Sud del mondo finanzia il Nord, in particolare le classi dominanti dei paesi del Nord. Il più potente mezzo di dominio del Nord sul Sud è oggi il servizio del debito. I flussi di capitali dal Sud al Nord sono superiori ai flussi che vanno dal Nord al Sud. I paesi poveri versano ogni anno alle classi dirigenti dei paesi ricchi molto più denaro di quanto non ne ricevano sotto forma di investimenti, crediti per la cooperazione, aiuti umanitari o sostegni allo sviluppo.
Nel 2003 il sostegno pubblico allo sviluppo fornito dai paesi industriali del Nord ai 122 paesi del Terzo mondo ammontava a 54 miliardi di dollari. Nello stesso periodo questi ultimi hanno versato ai cosmocrati delle banche del Nord 436 miliardi di dollari a titolo di servizio del debito, espressione della violenza strutturale insita nell'attuale ordine del mondo. Non c'è bisogno di mitragliatrici, napalm o mezzi blindati per asservire e sottomettere i popoli. Oggi basta il debito.
Jubilee 2000 è una grande associazione di cristiani provenienti dai più diversi paesi europei. Con l'inizio del nuovo millennio, le donne e gli uomini di Jubilee 2000 hanno lanciato una campagna pubblica di grande efficacia per far conoscere alle coscienze occidentali i crimini commessi in nome del debito.
Per questa associazione la violenza esercitata dai creditori (FMI o banchieri privati) sulle donne affamate, gli uomini e i bambini di Africa, Asia del Sud, Caraibi e America Latina equivale a una negazione di sovranità. L'epoca del dominio tramite il debito segue senza transizione l'epoca coloniale. La violenza sottile del debito prende il posto della brutalità visibile del potere colonialista. Un esempio: all'inizio degli anni ottanta il FMI impose al Brasile un piano di aggiustamento strutturale particolarmente duro. Il governo dovette ridurre drasticamente le sue spese, e tra le altre cose fu costretto a interrompere una campagna nazionale di vaccinazione contro il morbillo. Nel 1984 scoppiò in Brasile una terribile epidemia di morbillo, e decine di migliaia di bambini non vaccinati morirono. Il debito li ha uccisi. Jubilee 2000 ha calcolato che nel 2004 ogni cinque secondi un bambino al di sotto dei dieci anni è morto a causa del debito.
Due categorie di persone traggono profitto dal debito: i cosmocrati (i creditori stranieri) e i membri delle classi dominanti locali.
Esaminiamo prima la questione dei creditori. Costoro impongono ai debitori condizioni durissime. I governi del Terzo mondo devono in effetti pagare, per ciò che hanno ottenuto in prestito, tassi di interesse da cinque a sette volte più elevati di quelli praticati sui mercati finanziari. Ma i cosmocrati impongono anche altre condizioni: privatizzazioni e vendite all'estero (ai creditori stessi) delle poche imprese, delle miniere e dei servizi pubblici (telecomunicazioni ecc.) redditizi; privilegi fiscali esorbitanti per le società transcontinentali; acquisti obbligati di armi per equipaggiare l'esercito locale e così via. Ma anche la classe dominante dei paesi debitori approfitta ampiamente del debito. Molti governi dell'emisfero meridionale rappresentano solo gli interessi di una parte minuscola della popolazione, le classi dette compradoras. Che cosa indica questa parola? Due tipi di formazioni sociali. Primo tipo: all'epoca della colonizzazione il padrone straniero aveva bisogno di ausiliari autoctoni. Ha concesso privilegi, ha delegato alcune funzioni, ha creato una coscienza (alienata) di classe. Nella maggior parte dei casi questo ceto è sopravvissuto alla partenza del colonizzatore ed è diventato la nuova classe dirigente dello stato postcoloniale. Secondo tipo: la maggior parte degli stati dell'emisfero meridionale è oggi economicamente dominata dal capitale finanziario estero e dalle società transcontinentali private. Le potenze straniere utilizzano direttori e quadri locali che finanziano avvocati d'affari locali, giornalisti e via dicendo, e hanno al soldo (discretamente) i generali più importanti e i capi della polizia. Insieme formano un secondo gruppo comprador. La borghesia compradora è la borghesia «comprata» dai nuovi feudatari; difende i loro interessi e non quelli del popolo dì cui fa parte. |
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Negli anni settanta il debito estero accumulato dagli stati dell'America Latina ammontava a circa 60 miliardi di dollari. Nel 1980 era pari a 240 miliardi. Dieci anni più tardi questa somma si era più che raddoppiata: 483 miliardi di dollari. Nel 2001 il debito estero dell'America Latina si aggirava sui 750 miliardi di dollari. Questo debito è all'origine del trasferimento verso i creditori di una media di 24 miliardi di dollari all'anno da trent'anni. In breve, da tre decenni il continente ha dovuto stanziare ogni anno per il rimborso del debito fra il 30 e il 35 per cento dei guadagni ricavati dall'esportazione dei propri beni e servizi. In linea di principio, l'ottenimento di un credito deve consentire al paese che ne fa domanda di investire e dunque di finanziare lo sviluppo delle proprie infrastrutture e in generale delle proprie forze produttive. È grazie a questo sviluppo che rimborserà il suo debito. Ma questa logica si perverte via via, e oggi i paesi del Terzo mondo versano interessi sempre più elevati, rimborsano solo parzialmente il loro debito e diventano ogni giorno più poveri. Il debito estero agisce come un cancro non curato. Cresce senza sosta, inesorabilmente. Questo cancro impedisce alle popolazioni del Terzo mondo di uscire dalla miseria e le conduce all'agonia. |
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In base a un calcolo dell'UNICEF, garantire l'accesso alla scuola a tutti i bambini tra i sei e i quindici anni nel mondo intero costerebbe, all'insieme degli stati interessati, sette miliardi in più all'anno per dieci anni: una somma inferiore a quella che spendono ogni anno gli abitanti degli Stati Uniti in prodotti cosmetici, o a quella spesa in un anno dagli europei (gli abitanti dei quindici stati membri dell'Unione europea prima del 1° maggio 2004) per l'acquisto di gelati. |
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Il massacro di milioni di esseri umani provocato dalla sottoalimentazione e dalla fame resta lo scandalo più grave dell'inizio del terzo millennio. È un'assurdità, un'infamia, che nessuna ragione può giustificare né alcuna politica legittimare. Si tratta di un crimine contro l'umanità ripetuto all'infinito.
Oggi, ogni cinque secondi un bambino al di sotto dei dieci anni muore di fame o di malattie legate alla malnutrizione. La fame ha ucciso nel 2004 più esseri umani di tutte le guerre combattute nello stesso anno. A che punto siamo con la lotta contro la fame? È chiaro che stiamo facendo passi indietro. Nel 2001 ogni sette secondi moriva un bambino sotto i dieci anni. Nello stesso anno 826 milioni di persone venivano rese invalide dagli effetti di una sottoalimentazione grave e cronica. Oggi questo numero è salito a 841 milioni. Tra il 1995 e il 2004 il numero delle vittime della sottoalimentazione cronica è aumentato di 28 milioni.
La fame è il prodotto diretto del debito, nella misura in cui priva i paesi poveri della possibilità di investire i fondi necessari allo sviluppo di infrastrutture agricole, sociali, di trasporto e di servizi. La fame significa sofferenza acuta del corpo, indebolimento delle capacità motorie e mentali, esclusione dalla vita attiva, emarginazione sociale, angoscia per il futuro, perdita dell'autonomia economica. Il suo esito è la morte. La sottoalimentazione si definisce come un deficit degli apporti energetici contenuti nel cibo che l'uomo consuma. Si misura in calorie, laddove la caloria è l'unità di misura della quantità di energia bruciata dal corpo. I parametri variano in funzione dell'età. Il neonato ha bisogno di trecento calorie al giorno. Da uno a due anni il bambino esige mille calorie al giorno, e a cinque anni ha bisogno di milleseicento calorie. Per riprodurre ogni giorno la sua forza vitale l'adulto necessita di una quantità di calorie che va da duemila a duemilasettecento, a seconda del clima della regione in cui vive e del tipo di lavoro che svolge.
Nel mondo circa sessantadue milioni di persone, l'1 per cento dell'umanità, muoiono ogni anno, sommando tutte le cause di decesso. Nel 2003 trentasei milioni di persone sono morte di fame o di malattie dovute a carenze di micronutrienti. La fame è dunque la principale causa di morte sul nostro pianeta. E questa fame è dovuta alla mano dell'uomo. Chiunque muoia di fame muore assassinato, e l'assassino si chiama debito. |
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La Mongolia è un basket case, secondo i criteri di Henry Kissinger? Una misteriosa «fatalità» spiegherebbe le disgrazie dei bambini mongoli? Naturalmente no. Queste disgrazie hanno un nome: debito. Nel 2004 il debito ammontava a 1,8 miliardi di dollari, una cifra che corrisponde quasi esattamente al prodotto interno lordo, ovvero alla somma di tutte le ricchezze prodotte in Mongolia in un anno. La Mongolia è strangolata. Tutti i pericoli che la minacciano, tutti le catastrofi di cui è vittima potrebbero essere evitati o combattuti con una tecnologia adeguata. Questa tecnologia è disponibile sui mercati occidentali, ma costa. E praticamente tutti i soldi di cui dispone la Mongolia sono assorbiti dal servizio del debito. |
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Le donne e le ragazze, spesso di una straordinaria bellezza, subiscono una crudele discriminazione, sessuale e sociale. Praticamente in tutti i gruppi etnici le ragazze vengono fatte sposare appena raggiungono la pubertà. I primi rapporti sessuali hanno luogo spesso fin dalla prima mestruazione. La ragazza diventa allora madre all'età di dodici, quattordici o quindici anni. A venticinque anni avrà già messo al mondo tra otto e dieci figli.
La donna etiope viene sfruttata tre volte: a casa, nei campi e sessualmente. Una ragazza di quindici anni sposata a forza non riceverà mai, è chiaro, una formazione scolastica completa. Non avrà mai un'adolescenza che le permetta di intrecciare liberamente amicizie, di scoprire il mondo e di forgiarsi una personalità autonoma. Dalla capanna del padre, dove insieme alla madre e alle sorelle svolge i lavori domestici più duri, passa direttamente ai lavori forzati imposti dal marito. L'Unicef ha svolto un'inchiesta nelle regioni orientali del paese, dove vivono clan di origine somala: l'infibulazione mutila oltre il 70 per cento delle ragazzine. In altre regioni domina l'escissione. |
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Debito e fame, fame e debito costituiscono un ciclo mortale, in apparenza senza uscita. Chi ha dato inizio a questo ciclo? Chi ne trae profitti astronomici? I feudi capitalisti.
Oggi gli affamatori, gli speculatori e i furfanti denunciati da Jacques Roux, Marat e Saint-Just sono tornati. La mano criminale del monopolista, evocata da Gracchus Babeuf, colpisce di nuovo.
Assistiamo a una rifeudalizzazione del mondo. E il nuovo potere feudale ha il volto delle società transnazionali private. Ricordiamolo: le cinquecento più grandi società capitaliste transcontinentali del mondo controllano oggi il 52 per cento del prodotto interno lordo del pianeta. Il 58 per cento di queste società è originario degli Stati Uniti. Insieme danno lavoro solo all'1,8 per cento della manodopera mondiale. Queste cinquecento società controllano ricchezze superiori a tutti i beni dei centotrentatré paesi più poveri del mondo messi insieme.
Essendo depositarie delle più avanzate conoscenze tecnologiche, elettroniche e scientifiche, e controllando i principali laboratori e centri di ricerca del mondo, le società transcontinentali indirizzano il processo di sviluppo materiale della condizione umana. E i vantaggi che offrono a coloro che possono assicurarsi i loro prodotti e servizi è indiscutibile. Ma il controllo privato che esercitano su produzioni e scoperte scientifiche per natura destinate al bene comune ha conseguenze disastrose, perché l'unico motore di questi nuovi feudatari è l'accumulo del massimo guadagno nel minor tempo possibile, la continua estensione del loro potere e l'eliminazione di qualsiasi ostacolo sociale che si opponga alle loro decisioni. Una delle cause principali del costante aumento del debito estero dei paesi dell'emisfero meridionale è il trasferimento verso le sedi centrali, in divise estere, dei profitti d'impresa o dei guadagni in Borsa realizzati dalle società transcontinentali nel paese di accoglienza.
A questo si deve aggiungere il sistema delle royalties. Prendiamo l'esempio della Nestlé. Come la maggior parte delle società transcontinentali, la Nestlé è organizzata in profit centers relativamente indipendenti gli uni dagli altri. I cinquecentoundici stabilimenti Nestlé sparsi in tutto il pianeta usano brevetti appartenenti alla casa madre, o più precisamente alla holding. Questi brevetti devono essere remunerati. Guardiamo cosa accade in Brasile. La Nestlé realizza in quel paese profitti astronomici, una parte dei quali viene reinvestita nelle venticinque fabbriche e società locali, mentre un'altra serve a finanziare l'espansione e la conquista di un nuovo mercato locale, per esempio quello del cibo per animali domestici. Ma la maggior parte del denaro guadagnato ritorna a Vevey, dove si trova il quartier generale della Nestlé.
Questa emorragia viene finanziata dalla Banca del Brasile, perché la Nestlé non trasferisce, naturalmente, reais, moneta priva di un consistente valore di scambio, ma dollari (o altre valute dette «dure»). Sono dunque le riserve in valute estere della banca centrale del paese di accoglienza a essere messe sotto pressione per permettere il trasferimento dei profitti e di altre entrate dovute alla cessione dei brevetti, realizzate in moneta locale o in valute estere. Questi profitti attraversano immediatamente l'Atlantico, aggravando ulteriormente la gestione del debito estero del paese. L'affare è appetitoso; l'importanza dell'Europa continua a diminuire nel portafoglio Nestlé. Nel 1994 i profitti europei rappresentavano il 45 per cento del volume d'affari della società svizzera; nel 2004 la percentuale è scesa al 33 per cento. La conquista trionfale di mercati sempre nuovi ha luogo in Asia, in Africa e in America Latina. |
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Beninteso, i nuovi principi traggono dalla loro attività notevoli guadagni personali. Josef Ackermann, signore della più grande banca d'Europa, la Deutsche Bank, guadagna unidici milioni di euro l'anno, e il suo collega che dirige la J.P. Morgan Chase Manhattan Bank prende tre volte tanto. Il principe regnante del trust farmaceutico Novartis, Daniel Vasella, si attribuisce uno stipendio annuo di diciotto milioni di euro. Il suo omologo Peter Brabeck della Nestlé ne intasca altrettanti, mentre Marcel Ospel, di Basilea, presidente della United Bank of Switzerland (ubs), il più grande gestore di patrimoni privati del mondo, percepisce il modesto salario annuo di dodici milioni di euro.2
Come i loro predecessori prima del 1789, questi nuovi principi vivono per così dire gratuitamente: palazzi, feste mondane, cene, viaggi, sono pagati con la loro carta di credito dorata le cui spese, quali che siano, sono interamente coperte dalla società. L'unica differenza è che gli aerei privati e le limousine hanno preso il posto dei cavalli da parata e delle carrozze. Dice Jean-Paul Marat: «Un buon principe è la più nobile opera del Creatore, il più adatto a fare onore alla natura umana e a rappresentare la divina. Ma per un buon principe, quanti mostri ci sono sulla terra!».
Per avere un'idea della dimensione planetaria del dominio, prendiamo come esempio i trust agroalimentari. Nel 2004 dieci società transcontinentali, tra le quali Aventis, Monsanto, Pioneer, Syngenta, controllavano più di un terzo del mercato mondiale delle sementi: un mercato che valeva ventitré miliardi di dollari nel 2003.4 Osserviamo che cosa accade nel mercato dei pesticidi, che ammonta a circa ventotto miliardi di dollari l'anno. Ebbene, l'80 per cento del mercato è dominato da sette società transcontinentali, tra le quali incontriamo di nuovo Aventis,, Monsanto, Pioneer, Syngenta. |
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La tendenza alla soppressione è generale e globale, e ispira in pratica le strategie di tutte le società transcontinentali. Rubens Ricupero, segretario generale dell'uNCTAD, pubblica ogni anno il World Investment Report? Il rapporto evidenzia che, se nel 1993 i cento più potenti conglomerati transcontinentali del pianeta avevano venduto merci, servizi e via dicendo per un valore equivalente a 3335 miliardi di dollari (dando lavoro, allora, a 11869 000 dipendenti), nel 2000 le vendite dei cento più grandi conglomerati, la cui composizione era parzialmente cambiata, ammontavano a 4797 miliardi di dollari (e il numero di dipendenti a 14 257 000). In altre parole, in sette anni le cento più grandi società transcontinentali hanno aumentato le loro vendite del 44 per cento mentre il personale è aumentato solo del 21 per cento. |
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Prima che quest'anno termini, trentasei milioni di esseri umani saranno morti tra atroci sofferenze per la fame o le malattie connesse alla fame. Per mancanza di medicine, altre decine di milioni di persone saranno state martoriate da epidemie che la scienza medica ha sconfitto da tempo. L'acqua inquinata avrà sterminato nove milioni di bambini sotto i dieci anni. L'habitat insalubre, i ratti, la disperazione, la sporcizia avranno reso la vita intollerabile a milioni di madri di famiglia, dalle smokey mountains di Manila alle calampas di Lima, dalle bidonville di Dacca alle favelas della Baixada fluminense di Rio de Janeiro. La disoccupazione e l'angoscia per il domani avranno distrutto la dignità di centinaia di migliaia di padri di famiglia di Ulan-Bator e di Soweto. Perché loro e non io? Ognuna di queste vittime potrebbe essere mia moglie, mio figlio, mia madre, un amico, esseri che fanno parte della mia vita e che amo. Queste persone, massacrate a decine di milioni ogni anno sono le vittime di quelle che Babeuf chiama «leggi barbare». E nulla, se non il caso della nascita, mi separa da questi martiri. |
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WTO - FMI - BANCA MONDIALE |
Cos'è
il commercio |
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Quando
e perché il commercio è dannoso? |
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Inoltre, senza restrizioni sugli investimenti internazionali, le aziende costringeranno i paesi a competere uno contro un altro. Ciascun paese e comunità è costretta ad abbassare i salari, abbassare le tasse sugli affari, e ridurre le regolamentazioni ambientali se è attratta dagli affari e li vuole praticare. Questo è ciò che è stato chiamato "la corsa al ribasso". In aggiunta, in questo modo le comunità possono essere decimate se ciò per cui si sono specializzate nel produrre non è più redditizio sul mercato mondiale. Così, per esempio, se libero commercio significa che il frumento statunitense ha un prezzo minore di quello messicano, il frumento prodotto negli Stati Uniti sarà importato in Messico e i produttori messicani di frumento potrebbero non solo dover lasciare la loro terra e la loro normale vita, ma anche essere costretti a lasciare la loro comunità per ricercare occupazione altrove. Oppure supponiamo che il commercio e i prezzi di due paesi siano tali da far usufruire immediatamente entrambi di guadagni materiali. Comunque, supponiamo che la divisione del lavoro permetta ad un paese di sviluppare e diversificare la sua economia, ma costringa l’altro paese a focalizzarsi pesantemente su un prodotto, forse su un prodotto che non ha futuro. Un paese è specializzato in caffè o zucchero e l'altro in software. Come risultato, sia la continua spinta verso il basso sui prezzi dello zucchero o del caffé sia le connessioni limitate con altre industrie sono la causa di disuguaglianze che persistono e si aggravano. |
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Allo stesso modo, due paesi potrebbero commerciare ma mentre uno si muove in direzioni ecologicamente sostenibili, l'altro si focalizza in settori con orrori ambientali, lavorativi o conseguenze sociali. Inoltre, se una politica economica di un qualsiasi paese, trae beneficio solo dal profitto piuttosto che dalla qualità sociale della vita e dagli effetti ecologici avrà molto da fare con gli ordini del giorno degli Interni. Se in un paese ci sono gli squadroni della morte per ridurre al silenzio l'opposizione (pagati dal un governo straniero), il costo del lavoro può essere spinto fino a toccare il fondo, i bambini possono essere resi schiavi, i rifiuti tossici accatastati.
Riguardo l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) — la sua agenda da priorità alla privatizzazione dell'educazione, della salute, del benessere, degli alloggi sociali, dei trasporti. In accordo con la delegazione statunitense per il commercio, "Gli Stati Uniti sono del parere che opportunità commerciali esistano su l'intero spettro delle strutture sanitarie e di assistenza sociale, inclusi ospedali, facilitazioni per gli ambulatori, cliniche, case di cura, programmi di sistemazioni assistite e di servizi a domicilio." A leccarsi i baffi dietro le quinte dei convegni del WTO c'erano le multinazionali statunitensi, incluse le industrie farmaceutiche, i settori di cura a lungo termine e gli organi di salvaguardia della salute pubblica. Il WTO cerca di creare un nuovo periodo di boom della privatizzazione nel settore della salute, come unica richiesta di tutti i suoi impegni. Le società multinazionali e internazionali sono pronte ad assorbire l'enorme prodotto interno che i governi attualmente stanziano per i servizi pubblici come l'educazione e la salute. La lunga tradizione dello stato assistenziale europeo basato sulla solidarietà attraverso casse comuni di rischio e servizi pubblici responsabili è stata smantellata. |
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Cos'è il
WTO? |
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L'idea è semplice: invece di imporre sui paesi del terzo mondo bassi salari e alto inquinamento, dovuti o alla loro debolezza o comprando i governi, perché non indebolire tutti i governi e le agenzie che potrebbero difendere i lavoratori, i consumatori o l'ambiente, e non solo nel terzo mondo, ma ovunque? Perché non rimuovere ogni sforzo che limita il commercio con le sue implicazioni sul lavoro e sull'ecologia, le sue implicazioni sociali e culturali, lasciando solo come criteri, se possono essere considerati tali, l'avere profitti immediati ed a breve termine? Se le leggi locali o nazionali impediscono il commercio - riferendosi con ciò alle leggi sull'ambiente, sulla salute, sul lavoro - come giudicate dal WTO, il suo parere completamente prevedibile a favore delle corporazioni è vincolante. Il WTO sottomette i governi e la popolazione in nome del profitto delle aziende. |
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Perché la gente si oppone al WTO? É innegabile che qualcuno potrebbe opporsi al WTO fuori dall'area limitata di proprio interesse, in sostanza, il mio paese dovrebbe essere capace di fare scelte interne, ma altri paesi potrebbero essere fortemente obbligati dalle lobby economiche a questa visione mondiale (in un certo senso, il modo in cui il governo statunitense si riferisce alle leggi internazionali e al Tribunale Internazionale: valgono per tutti gli altri). Ma il punto di vista dei movimenti contro il WTO è che gli aspetti sociali, il lavoro, l'ecologia, la cultura ed altri concetti debbano avere ovunque la precedenza sul fare profitto, non solamente tra i nostri vicini. |
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Il dibattito reale tra i sostenitori del WTO e i loro critici di sinistra non riguarda il protezionismo, quindi, ma riguarda chi sarà protetto dai danni indotti dalla competizione senza regole. Il WTO non ha regole a lungo termine per garantire chi lavora o per proteggere l'ambiente o per incoraggiare la sostenibilità culturale o la diversità. Senza tali standard, la maggioranza della popolazione può davvero perdere dall'espansione del mercato, non solo relativamente alle giuste idee, ma relativamente alla totale perdita delle stesse. La comprensione teorica della critica al WTO, come strumento mosso solo dalla logica della ricerca del profitto delle corporazioni, è nato prima della data di nascita storica del WTO. In tutti i casi in cui sono state presentate alle organizzazioni delle legislazioni sull'ambiente o sulla salute pubblica per conto delle lobby economiche, queste ultime hanno vinto. Quando gli interessi commerciali sulla pesca dei gamberetti hanno sfidato la protezione delle tartarughe marine giganti, inserite nell'elenco delle specie in via di estinzione, le tartarughe non avevano alcuna possibilità. Quando gli interessi petroliferi venezuelani si sono scontrati con gli standard di qualità dell'aria imposti dall'Agenzia per la Protezione Ambientale statunitense per l'importazione di combustibile, gli interessi petroliferi hanno vinto. Quando gli allevatori statunitensi hanno prodotto carni trattate con ormoni contro il divieto dell'Unione Europea, i consumatori europei hanno perso. E la lista prosegue. |
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Ma non siamo favorevoli ad
una regolamentazione del commercio? |
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Perché alcuni chiedono una nuova linea politica
mentre altri chiedono la chiusura del WTO? |
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Quali sono le dieci ragioni chiave per opporsi o per fermare il WTO?
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Quali alternative a breve termine ci sono?
Piuttosto che una economia globale regolata da una ristretta elites nella stanza dei bottoni, dovremmo mettere in piedi una commissione che limiti il commercio quando questo diventi socialmente o ambientalmente dannoso. Ulteriori alternative a breve termine al WTO sono:
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L'alternativa al WTO è il riorientamento delle istituzioni finanziarie internazionali dalle imposizioni di austerità e forme distruttive di sviluppo al supporto dei diritti dei lavoratori, alla protezione ambientale, all'aumento degli standard di vita. L'alternativa per i paesi ricchi è quella di estinguere il debito dei paesi più poveri e di creare un meccanismo di insolvenza permanente per regolare i debiti delle nazioni altamente indebitati. L'alternativa è di usare istituzioni di regolamentazione per aiutare a costituire controlli pubblici e sovranità nazionali al di sopra delle corporazioni mondiali e diminuire l'evasione delle leggi locali, statali e nazionali da parte delle società, come stabilito dal vincolo del Codice di Condotta delle Multinazionali, che include una regolamentazione del lavoro, dell'ambiente, degli investimenti e del comportamento sociale. L'alternativa è di rinegoziare il WTO, il NAFTA e tutti gli altri accordi internazionali di regolamentazione del commercio per riorientare il commercio e gli investimenti affinché siano un mezzo di sviluppo giusto e sostenibile. |
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Cosa sono l'FMI e
la Banca Mondiale? |
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L'FMI ha prescritto le stesse cure, per le disastrate economie del terzo mondo, ormai da due decenni:
Solo quando i governi effettuano questi "accordi di adattamento strutturale" l'FMI accorda di prestare abbastanza per prevenire l'inadempienza dei debiti internazionali che sarebbero altrimenti insolvibili. Organizza una ristrutturazione del debito di un paese mediante creditori privati internazionali che includono la promessa di nuovi prestiti. |
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Qual è
l'effetto del FMI? Una delle più eclatanti inefficienze degli "aggiustamenti strutturali", usando gli stessi termini, è stato che nella fretta di ridurre i settori di spesa pubblica, l'FMI ha raramente preso il tempo per provare a distinguere tra le imprese pubbliche che vanno bene e quelle che vanno male. Nella sua crociata per la privatizzazione, l'FMI riunisce le efficienti imprese pubbliche con gli "elefanti bianchi" che forniscono scarsi servizi al pubblico mentre pagano alti salari a parenti e raccomandati dai politici dei partiti politici al potere. L'FMI non considera mai la possibilità che la privatizzazione potrebbe peggiorare le cose. La rimozione precipitosa di restrizioni sui flussi di capitali internazionali, rende più facile per i cittadini ricchi e per gli investitori internazionali portare la loro ricchezza fuori dal paese, cioè, la rimozione del "controllo sui capitali" facilita la volatilità del capitale, e a lungo andare riduce gli investimenti produttivi, la produzione, il reddito e l'occupazione. La rimozione dei controlli sul capitale espone l'economia locale alle vicissitudini della mobilità globale del capitale, incluso il pericolo di "contagio". |
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Come possiamo cambiare tali importanti istituzioni come l'economia
globale? |
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Così, potremo aumentare le spese sociali educando un pubblico crescente riguardo il WTO e le altre istituzioni finanziarie globali e sostituendo alla rabbia e alle aspirazioni risultanti, dei movimenti sociali capaci di cambiare il WTO e le amministrazioni economiche locali. Questi movimenti saranno più convincenti se sapranno esprimere chiaramente la minaccia a:
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Qual è la relazione tra
capitalismo e istituzioni quali WTO, Banca Mondiale e FMI? Un altro aspetto del capitalismo è la ricerca competitiva del profitto secondo le regole del mercato e dei capitalisti stessi, e l'uso di ogni mezzo disponibile per difendere ed accrescere il loro vantaggio rispetto agli operai. Per conseguire questi due "piani" sono state create diverse istituzioni. Nel reame internazionale, le istituzioni in questione includono anche il WTO, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, ognuna delle quali esprime un naturale sviluppo dei desideri dei più potenti gruppi capitalisti per (a) controllare autonomamente le proprie economie ed (b) estendere la loro ricerca del profitto sia mediante un ampliamento internazionale sia mediante una loro capacità, di nuovo, priva di restrizioni. |
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Qual è una alternativa al
capitalismo ed al mercato? Ma quali alternative ci sono? Naturalmente è una questione controversa, ma una economia alternativa potrebbe includere idee come: remunerazione in base allo sforzo e al sacrificio piuttosto che in base alle caratteristiche individuali, al potere o al risultato; mansioni bilanciate che consentano un aumento della qualità della vita e un potenziamento delle capacità individuali, unite ad una democrazia fondata su consigli di lavoratori e consumatori, piuttosto che strutture aziendali gerarchiche e un'amministrazione autoritaria dall'alto; una pianificazione basata sulla cooperazione sociale e sulla partecipazione di lavoratori e consumatori piuttosto che un'allocazione dei beni tramite un mercato individualista, competitivo, basato sulle aziende. I movimenti a favore di programmi a breve periodo, come la riforma o l'eliminazione del WTO, possono beneficiare molto dall'orientare le loro analisi, i loro programmi e le loro strategie in accordo con i propositi a lungo termine. Questo aumenta le probabilità di coloro che continuano ad avere speranza e ad impegnarsi; aumenta la minaccia che la crescita del movimento pone alle elites, rendendolo più convincente e potente; e aiuta ad assicurare che le vittorie di oggi conducano ad un ulteriore miglioramento domani, e alla fine ad una nuova economia. |
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BIBLIOGRAFIA Dalla parte dei deboli ...................................Jean Ziegler L’Impero della vergogna ................................Jean Ziegler La privatizzazione del mondo .........................Jean Ziegler Un pianeta in debito ....................................Noreena Hertz La conquista silenziosa ..................................Noreena Hertz Un altro mondo è possibile .............................Susan George Fermiamo il WTO ........................................Susan George La globalizzazione e i suoi oppositori ................Joseph E. Stiglitz Non si presta solo ai ricchi .............................Maria Nowak
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Il WTO, tribunale segreto dei poteri forti di Maurizio Blondet _________________________ Tratto da Altermedia.info _________________________ |
GINEVRA - Cari europei, o accettate di mangiare la soya transgenica e il mais geneticamente modificato, o pagherete multe da centinaia di milioni di euro l'anno. Questa è, nel succo, la sentenza emessa dall'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). La sentenza, beninteso, è segreta, come tutto al WTO. Ma un giornalista che conosco, William Engdal (è mezzo americano e mezzo tedesco) è venuto in possesso del testo: una bozza per il momento, che deve diventare definitiva a dicembre. Andiamo per ordine. La «causa» nasce tre anni fa, quando il governo USA «querela» davanti al WTO le direttive della Unione Europea che, a suo dire, bloccano la coltivazione e il commercio delle sementi geneticamente modificate. Di fatto, a premere sulla Commissione europea è l'opinione pubblica, che diffida degli OGM per buone ragioni: nel 1998 Arpad Pusztai, genetista di fama mondiale, scopre che i topi di laboratorio nutriti con patate OGM presentano atrofia degli organi interni e una caduta delle difese immunitarie. Minacciato di querele dai suoi superiori, oggetto di campagne diffamatoria guidate dalla Monsanto (la multinazionale maggiore produttrice di OGM), Pusztai viene infine licenziato dal Rowett Research Institute per cui lavorava. Ma le organizzazioni di consumatori ormai hanno raccolto numerose informazioni; riescono ad ottenere la sospensione del commercio di una trentina di sementi modificate, ed esigono che - se un alimento in commercio contiene OGM - la circostanza sia indicata sull'etichetta; almeno, che si sappia quel che si è costretti a mangiare. Ma nel «libero mercato globale», la libertà di scegliersi il proprio cibo deve cedere alla libertà di commercio. In USA, già nel '92, il presidente Bush padre aveva sancito per «presidential order» che le sementi OGM fossero da considerarsi «sostanzialmente equivalenti» a quelle naturali; ovviamente con l'assistenza di esperti della Monsanto, della Syngenta e della DuPont, le grandi fabbriche di OGM. In base a questo decreto gli USA accusano l'Europa di porre «barriere sleali al libero commercio» di tali sementi, che sono legalmente innocue per gli americani. Il WTO ha dato sostanzialmente ragione a Washington. Come? La sentenza è stata emessa da un tribunale ristretto di tre membri, presieduto da un tal Christian Habeli, che è un burocrate di medio livello dell'Ufficio dell'Agricoltura svizzero. Chi ha scelto questo signor Habeli come giudice? In base a quali criteri, a parte la comodità di spostamento, visto che il WTO ha sede a Ginevra? Boh. I criteri di selezione del personale del WTO sono anch'essi segreti. E anche il processo si tiene a porte chiuse. Il pubblico non vi è ammesso. I tre giudici possono ascoltare i «periti» e gli «esperti» che vogliono a loro insindacabile giudizio e regolarmente scelgono esperti della Monsanto, Syngenta, DuPont. Nella causa sugli OGM di cui parliamo, tre su quattro degli scienziati interpellati dal tribunale del WTO come periti vengono da istituti USA o britannici, i due Paesi che più premono per gli OGM. Anzi, gli stessi giudici sono spesso avvocati aziendali delle multinazionali: un avvocato della Monsanto può giudicare una causa d'interesse della Monsanto. Perché il WTO non ha regolamenti interni contro i conflitti d'interesse. I giudici del WTO decidono loro, come sembra a loro, quali prove e argomentazioni delle due parti prendere in considerazione e quali rifiutare. Tutti gli atti e i documenti del processo sono segreti, a meno che una delle parti non li renda pubblici. Si conosce, alla fine, solo il dispositivo della sentenza che condanna il Paese colpevole di «porre ostacoli al libero commercio» a pagare grosse multe. Quanto? Per fare un esempio, l'Unione Europea sta pagando ormai da anni ben 130 milioni di euro l'anno per mantenere il suo divieto sui vitelli americani, ingrassati in USA con l'ormone della crescita. Le autorità sanitarie europee ritengono che l'ormone nella carne, lecito in USA e vietato da noi, la renda potenzialmente cancerogena; ma questo non conta per il WTO: secondo questo organismo il pericolo per la salute «non è dimostrato», e dunque il commercio della carne gonfiata non deve essere bandito. E' una mostruosità giuridica. In tutte le legislazioni, perché un prodotto alimentare possa essere messo in vendita, si richiede che il produttore dimostri che sia innocuo e sano; il WTO rovescia l'onere della prova, accollandolo non al produttore di OGM o delle carni gonfiate, ma alle vittime potenziali di quegli alimenti. Il lettore può essere incredulo: com'è successo che ci siamo assoggettati ad un simile tribunale che rovescia i principi del diritto? Com'è possibile che questo tribunale mondiale possa agire in segreto, con giudici selezionati non si sa come, scegliendo arbitrariamente i suoi periti e le sue prove, scavalcando le leggi sanitarie nazionali, in dispregio della salute pubblica? Che non debba rispondere di conflitti d'interesse, e che i suoi giudizi siano senza appello? Invece il WTO può. Perché - e questo è il trucco supremo, la ciliegina su questa torta alquanto schifosa - il WTO è un ente «privato». Qualunque organizzazione privata, una società o un club, ha diritto a darsi le regole che vuole: i suoi atti non sono pubblici, i suoi regolamenti interni - anche se arbitrari e assurdi - sono insindacabili. Il WTO ha fatto esattamente questo: società privata, s'è data le sue regole. Poi ha detto: chi vuol entrare nella nostra organizzazione? Entrate pure liberamente; s'intende che, entrando, accettate il regolamento interno. Ben 134 Paesi ci sono entrati. Accettando tutto il regolamento, e con ciò, di essere giudicati da un tribunale segreto, da giudici che sono avvocati della parte avversa, secondo regole insindacabili, senza appello, con potere di sanzione sui propri membri. E' stata una «libera» adesione? Piccolo particolare: un Paese che resta fuori dal WTO ha difficoltà ad esportare in USA, Giappone ed Europa. Ecco perché tutti «aderiscono liberamente» al WTO, e persino la Cina e la Russia bussano per entrarci: altrimenti, sono tagliati fuori dai mercati ricchi. Quando è membro del WTO, invece, un Paese può sostenere che le leggi di un altro Paese restringono «ingiustamente» le sue esportazioni in quel Paese; e il WTO può imporre al Paese di abolire quelle fra le sue leggi che ostacolano il libero commercio. Una società di diritto privato può cancellare le leggi sovrane, emanate secondo il diritto pubblico dai rappresentanti legittimi di un popolo. Il WTO non è il solo organismo privato che esercita un potere sul diritto pubblico delle nazioni. Il Fondo Monetario e la Banca Mondiale sono anch'essi privati. Nel Fondo Monetario, il peso di ogni Paese è misurato in base alle «quote» di possesso del Fondo, come le quote condominiali; e USA e Gran Bretagna hanno il 60% delle quote, perciò comandano. Nel WTO, fra i 134 Paesi, comandano di fatto i cosiddetti «Paesi QUAD», che sono quattro: USA e Canada, più Giappone e UE. E poiché i primi due sono i massimi produttori mondiali di granaglie e massimi produttori di sementi OGM, sono loro a dettare le politiche agricolo-alimentari del WTO. In USA, Canada o Inghilterra hanno sede aziende ignote al pubblico, ma colossali, che si chiamano Cargill, Bunge, Archer Daniel Midland (ADM), Andre Dreyfus: società private, possedute da poche famiglie (non sono quotate in borsa), che non pubblicano bilanci. Esse costituiscono il cosiddetto «Cartello del Grano», perché hanno in mano il commercio mondiale delle granaglie. Sono loro che comprano frumento, soya e mais ai coltivatori argentini o canadesi e lo distribuiscono nel mondo: ovviamente, sono loro a «fare i prezzi» sia ai contadini, sia agli acquirenti. E il «Cartello del Grano» è strettamente collegato in affari con le multinazionali degli OGM, le già citate Monsanto, Syngenta, DuPont: il «Cartello» impone ai contadini argentini di seminare sementi Monsanto, così il business prospera per entrambi i colossi. Insieme, dominano un mercato agricolo mondiale che vale mille miliardi di dollari annui. Quest'alleanza stramiliardaria ha ovviamente un'influenza dominante sugli Stati Uniti. E sullo stesso WTO. Di
fatto, sono stati il «Cartello del Grano» e le multinazionali degli OGM a dettare le regole per l'agricoltura che il WTO impone ai suoi
membri. Specie l'Accordo sull'Agricoltura, che considera il cibo una
merce come i DVD o le auto, e vieta ai Paesi di opporre
considerazioni di sanità alle importazioni di alimenti. Di fatto,
l'autore dell'Accordo è stato Daniel Amstutz, già vicepresidente
della Cargill, che a quel tempo rivestiva la carica di capo dell'US
Trade Office, di fatto il ministero americano del Commercio
Agricolo. Invece, le multinazionali degli OGM agiscono sotto mentite
spoglie. Hanno creato delle «organizzazioni non governative» (ONG)
che, fingendo di essere associazioni di base di consumatori e
agricoltori, hanno fatto lobby presso il WTO, plasmando di fatto a
legislazione che ora viene imposta all'Europa. La principale di
queste ONG si chiama IPC, sigla che sta per «Consiglio per il
commercio internazionale alimentare e agricolo». Fra i «semplici
cittadini» che appaiono membri della IPC si trovano: Bernard
Auxenfans, ex presidente della Monsanto Europe; Allen Andrea, della
Archer Daniel Midland; Hein Imhof, presidente della Syngenta; Hans
Joehr, capo del settore agricolo Nestlé; Donald Nelson, della Kraft;
Rob Johnson, della Cargill… e la lista può continuare a lungo. Una
ONG di presidenti, azionisti e manager di multinazionali. Ora, cosa
accadrà? La sentenza segreta che impone all'Europa di mangiare OGM
diverrà esecutiva a dicembre: allora il WTO intimerà alla UE di
accettare di importare alimenti geneticamente modificati, o
altrimenti imporrà multe da centinaia di milioni di euro. L'Europa
cederà. Anche perché la potente lobby delle granaglie ha i suoi
alleati a Bruxelles. L'eurocrazia ha infatti creato alla chetichella
un organismo, denominato Entransfood, il cui scopo dichiarato è di
«facilitare l'introduzione degli OGM sul mercato europeo per rendere
competitiva l'indutsria europea» (sic). Subissato dalle proteste dei
consumatori, Entransfood ha fatto finta di sparire. In realtà ha
solo cambiato nome, assumendo quello più tranquillizzante di
Safefood («cibo sicuro» in inglese). Uno dei suoi dirigenti è Harry
Kuiper, uno scienziato olandese che presiede anche la «Autorità per
la sicurezza alimentare» della UE. Questo dottor Kuiper è l'autore
della campagna contro Arpad Pusztai, il genetista che scoprì la
tossicità delle patate OGM sui topi; tale campagna, ispirata dalla
Monsanto, portò, come ripetiamo, al licenziamento di Pusztai nel
1999.
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