Una zattera a tronchi tenuti stretti
dal fil di ferro
dei miei pensieri
scivola
silenzio
sul silenzio.
Penetra l’acquitrino
palustre e olezzoso
di lacrime di salici dalle chiome querule
sipario
lezioso al tuo incedere
alla tua immagine
che si affaccia occhieggiante
E non c’è più polvere
tutto è acqua verde specchio
e scivola via
senza intoppo
senza rumore
senza remore
senza condizionali
E il cielo sopra
è strisce grigie
ritagli
bordure di rami
tracce
lame
ferite
E tutto è lentezza
estenuante
sospensione di domande trattenute
silenzio di tue risposte mai arrivate
nonostante i miei occhi avessero
osato chiedere
La comprensione elettiva
può mutarsi in imbroglio
se il silenzio si fa peso
e i pensieri si allontanano
i rimbalzi ossessivi
le eco rimbalzanti…
La palude ingorda tutto ingoia
nel muto scivolare
di domande mai più fatte
e lentamente lo sciacquio
si fa rimbombo
e assorda
e tutto produce cerchi nell’acqua
sempre più distanti dal centro uterino
…Ti allontani, dunque
ci allontaniamo
mentre i salici mi si fanno incontro
aprendo le braccia mendiche
facendosi tunnel al mio passaggio
che mi sta portando via da te
nel più classico dei silenzi