Nottole e vampiri il triste pensare
.
Come di appetito lupigno
all’odore inebriante delle greggi ignare,
alla luce immatura
del sole indeciso
il sopravvenire dei sogni
nell’alba della mia diurna esistenza…

E che dire dell’aurora appena trascorsa,
trascolorata perfino,
nel melenso immalinconire di sempre?
Già passato? Già dimenticato?
Un vecchio abito stinto
che rivestiva le corde del mio sentire
appeso
se ne sta nell’armadio di un’esistenza
avviata sulla corsia d’emergenza

Restare a scioccare le mosche
nel rifugio dorato di un provvido acusma
il mio difetto inventato
per allontanare i ronzii fastidiosi
della fine che avanza…
restare, dunque, questo restava?

Troppo odorosa
quasi selvaggia
questa smania di annusare di nuovo
aggrappata ai vaghi acini d’uva rubina
che mi fa inventare salti scomposti
appesa ai tralci profumati di terra
Troppo invadente e dilagante
perfino importuna
la sapidità papillare
che oggi mi assale

Solo, fra le righe
di parole incompiute
la dolce malinconia
di un destino voluto
resta
come fantasma notturno
nell’alba del giorno
che si annuncia dorato