Su ruote cigolanti
e fastidiose
la mia inquietudine aranciata
rotola a valle
e scintille e vapori
disperde sopra i sassi
si trascina dietro
il pietrisco neghittoso
e l’implume fanghiglia
della devastazione inconscia
Quando avessi
mete all’orizzonte
non sarebbe questo
l’importante
…il trascinare in sé
è la rappresentazione motoria
di quel che mi trasloca
è l’azione
la voluttà senza ragione
il sé e per sé del movimento stesso
la freccia già lanciata
la traiettoria intracciata
la fiamma incontrollata
il mentre
il mio calesse
sta scendendo
a precipizio
e latra una risata disumana
come di vampiro assetato
nell’ultima notte di ricerca
urbano lo sky line
azzurro intenso
già morto della sua morte scelta
già maleodorante
sarà sponda al mio calesse
senza guida
senza cocchiere
senza nocchiero
senza una conocchia da sbrogliare
senza filo
senza ago
senza un cielo da cucire
…corro corro della mia pazza corsa
sotto un buio che mi strozza
gli alti palazzi sponda al mio calesse
che fugge
senza mai sfuggire
al buio al grigio al piombo
all’afrore intollerabile
del cumulo nauseabondo
espulso dall’evacuazione urbana