I miei stivali
.

Ghiandolare, salivare
l’eccedenza di volere
che trasuda dal tessuto
del mio passeggiare
odierno
fra carte e foglie
strapazzate
dal tuo vento
irridente e truffaldino
E pure passi su di me
come involuta bufera
dell’incipiente inverno
bianca accaparratrice
di colori
E pure non ho voglia
di indossare occhiali scuri

Le foglie di sempre

dei mille autunni
sconquassati
già lasciai dietro i miei passi
di ieri
sotto i miei stivali
calpestanti
e deliberatamente provocanti
scricchiolii di vita estrema
già risecca e ammucchiata
lungo i muriccioli del giardino bianchi
E il turbinio
dei miei pensieri
quelli già da tempo rimescolati
e riassemblati
si fa più turbine
più vortice
più risucchio
più involuzione

Ora fermi
come fotografati d’improvviso
sono ancora lì
sull’antico asfalto
della mia gioventù
e ancora
come allora
li guardo
come carta straccia