Carcasse e polvere di ossa
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Carcasse e polvere di ossa
fanno acre l’aria
della desolazione d’intorno
come di territorio squassato
di pellirossa alla deriva

La linea dell’orizzonte
può pesare come corda mal tenuta
da mani di bambine al gioco
e la vedi ondeggiare
sotto un cielo troppo scuro

Se di stelle ne conteresti cento
qui in città i numeri son zero
e i falsi chiarori oscurano
nel bagliore conclamato
l’onestà di un cielo millenario

La rugiadosa umidità del bosco
qui è malattia e coltre ottusa
e le nebbie ricamo tra i boschi
si fanno coltre tenebrosa
e si vive respirando appena

Quando fossero riarsi i campi
della gioventù trascorsa
gronderebbero ruscelli come rami
incontenuti

e se tornassi sui miei passi di bambina incerti
e attaccati alla gonna di mia nonna
squarcerei i malconci sipari dell’odierna indifferenza
e mi farei tenda di casale di campagna

e mi aprirei scostata da mani fresche di calli
e lascerei passare il sorriso di chi torna
al desco
al fuoco
al ritorno
del giorno che muore denso
su un orizzonte teso