Il rissoso pettirosso e gli altri

 

AUTORI:

 

Pierangela Fierro Trincheri

e

Natale Giovanni Trincheri

 

 

 

 

Introduzione

di

Stefano Faravelli

 

RITRATTI D’UCCELLI

 Quest’estate Toubab,il mio amato pappagallo cinerino, è scappato dalla sua voliera in giardino. Come ritrovarlo tra  le fasce di ulivi, i boschetti di querce e i macchioni di rovo  di questo stupendo entroterra imperiese?

Ma chiamando  anzitutto in  aiuto Pierangela e Natalino,  i miei amici ornitofili - anzi data la loro risaputa predilezione per il popolo dell’aria -“aviofili”!

Felice intuizione: il pappagallo fuggitivo fu infine ritrovato, ma la ricerca con  gli amici di Dolcedo fu di per sé una appassionante esperienza etologica: il paesaggio  mi rivelava i suoi abitanti aerei come un  fosse un borgo familiare.

Un richiamo in quel frutteto? No, non è toubab è di certo l’allarme di una  ghiandaia.

Un frullo d’ali tra gli ulivi? Nessun pappagallo vola a quel modo: quello è una tortora che abbiamo spaventato…

Un agitarsi furtivo di fronde? Inutile controllare:là c’è il nido di un merlo alla seconda covata!

Non  c’è uccello,stanziale o di passo che non sia familiare ai miei amici: né fischio, zirlo o cinguettio che non trovi il legittimo responsabile o remigante che non venga raccolta e identificato il proprietario.

C’è in questa conoscenza un  vibrante amore biofilo ( per Natalino frutto, forse, di un faticoso travaglio: bambino fu saccheggiatore di nidi  e cacciatore in gioventù ) e una  raffinata passione estetica e letteraria.

Questo libro testimonia entrambe. Costruito com’è sul doppio versante:  quasi un manuale  per birdwatcher, con preziosi approfondimenti nati dalla lunga esperienza sul campo- fatta di pazienti osservazioni, inanellamenti, studio dei comportamenti etologici- , ma anche spunto per una sorta di “gnomica del pennuto” ,una rassegna – molto letteraria- di caratteri e personalità dove ogni uccello assume la fisionomia di un corrispondente tipo umano.

Questo approccio all’apparenza più scanzonato e divertente ha però il suo risvolto più profondo: perché l’uomo non può fare a meno di antropomorfizzare il mondo animale?  Lo avevano ben compreso gli antichi mitografi o i moraleggianti estensori dei bestiari medioevali. L’uomo è , nella prospettiva della religiosità antica, ma anche nell’orizzonte biblico,  sintesi e sigillo del creato. Comprende in sé stesso tutte le creature ,le compendia nella sua universalità. E’ per questo, credo che S.Francesco, grande amico degli uccelli,  canta il suo affratellamento alle creature con toni non dissimili da quelli di uno sciamano siberiano.

Il grande poeta sufi persiano Farid ‘Attar nel suo poema “La conferenza degli uccelli” descrive gli aspetti , le passioni e gli aneliti dell’anima umana nel suo viaggio mistico verso Dio  come altrettanti uccelli . Passeri e usignoli, pappagalli , corvi e pernici, l’upupa e il pavone, ciascuno emblema di una virtù (o di un vizio), partono alla ricerca del loro Dio, la Fenice , il mitico Simurgh.

Così nel bel libro di Pierangela e Natalino , in una chiave  più consueta, più domestica, ritroviamo i tipi ben noti: l’usignolo sarà l’amico timido e innamorato, la rondine il genitore premuroso e solerte, il gruccione la seducente sirena e la gazza il bullo del quartiere…

Questi  bozzetti gnomici  sono introdotti da un ricco florilegio di proverbi,  modi di dire  dialettali, testimonianze di amici e ricordi di infanzia.

 In un certo senso , si sconfina ,in queste pagine,quasi in ambito antropologico: attraverso gli uccelli è il mondo dell’entroterra  ligure ad emergere, con le  sue leggende , tradizioni e superstizioni. Ma il tono non è mai pedante o didascalico:l’interesse di Pierangela e Natalino per il mondo contadino, per la cultura locale è partecipato, affettuoso e il cuore  riscalda  davvero ogni pagina.

 Per finire, last but not least anzi, per essere in tema “l’ürtimu da gniô u l’è delongu u ciü bellu” (1) , il libro è corredato dagli acquerelli sensibili e accurati di Pierangela.

Apporto indispensabile all’economia del libro: il lettore potrà , attraverso i ritratti dei suoi beniamini alati ,riconoscerli più agevolmente e al contempo godere dell’indubbio talento della nostra pittrice.

 (1)   In dialetto dolcedese “L’ultimo della nidiata è di gran lunga il migliore”

                                                                                                       Stefano Faravelli

Bellissimi (Dolcedo) settembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

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