RITRATTI D’UCCELLI
Quest’estate Toubab,il mio amato pappagallo cinerino, è scappato
dalla sua voliera in giardino. Come ritrovarlo tra le fasce di
ulivi, i boschetti di querce e i macchioni di rovo di questo
stupendo entroterra imperiese?
Ma chiamando anzitutto in aiuto Pierangela e Natalino, i miei
amici ornitofili - anzi data la loro risaputa predilezione per il
popolo dell’aria -“aviofili”!
Felice intuizione: il pappagallo fuggitivo fu infine ritrovato, ma
la ricerca con gli amici di Dolcedo fu di per sé una appassionante
esperienza etologica: il paesaggio mi rivelava i suoi abitanti
aerei come un fosse un borgo familiare.
Un richiamo in quel frutteto? No, non è toubab è di certo l’allarme
di una ghiandaia.
Un frullo d’ali tra gli ulivi? Nessun pappagallo vola a quel modo:
quello è una tortora che abbiamo spaventato…
Un agitarsi furtivo di fronde? Inutile controllare:là c’è il nido di
un merlo alla seconda covata!
Non c’è uccello,stanziale o di passo che non sia familiare ai miei
amici: né fischio, zirlo o cinguettio che non trovi il legittimo
responsabile o remigante che non venga raccolta e identificato il
proprietario.
C’è in questa conoscenza un vibrante amore biofilo ( per Natalino
frutto, forse, di un faticoso travaglio: bambino fu saccheggiatore
di nidi e cacciatore in gioventù ) e una raffinata passione
estetica e letteraria.
Questo libro testimonia entrambe. Costruito com’è sul doppio
versante: quasi un manuale per birdwatcher, con preziosi
approfondimenti nati dalla lunga esperienza sul campo- fatta di
pazienti osservazioni, inanellamenti, studio dei comportamenti
etologici- , ma anche spunto per una sorta di “gnomica del pennuto”
,una rassegna – molto letteraria- di caratteri e personalità dove
ogni uccello assume la fisionomia di un corrispondente tipo umano.
Questo approccio all’apparenza più scanzonato e divertente ha però
il suo risvolto più profondo: perché l’uomo non può fare a meno di
antropomorfizzare il mondo animale? Lo avevano ben compreso gli
antichi mitografi o i moraleggianti estensori dei bestiari
medioevali. L’uomo è , nella prospettiva della religiosità antica,
ma anche nell’orizzonte biblico, sintesi e sigillo del creato.
Comprende in sé stesso tutte le creature ,le compendia nella sua
universalità. E’ per questo, credo che S.Francesco, grande amico
degli uccelli, canta il suo affratellamento alle creature con toni
non dissimili da quelli di uno sciamano siberiano.
Il grande poeta sufi persiano Farid ‘Attar nel suo poema “La
conferenza degli uccelli” descrive gli aspetti , le passioni e gli
aneliti dell’anima umana nel suo viaggio mistico verso Dio come
altrettanti uccelli . Passeri e usignoli, pappagalli , corvi e
pernici, l’upupa e il pavone, ciascuno emblema di una virtù (o di un
vizio), partono alla ricerca del loro Dio, la Fenice , il mitico
Simurgh.
Così nel bel libro di Pierangela e Natalino , in una chiave più
consueta, più domestica, ritroviamo i tipi ben noti: l’usignolo sarà
l’amico timido e innamorato, la rondine il genitore premuroso e
solerte, il gruccione la seducente sirena e la gazza il bullo del
quartiere…
Questi bozzetti gnomici sono introdotti da un ricco florilegio di
proverbi, modi di dire dialettali, testimonianze di amici e
ricordi di infanzia.
In un certo senso , si sconfina ,in queste pagine,quasi in ambito
antropologico: attraverso gli uccelli è il mondo dell’entroterra
ligure ad emergere, con le sue leggende , tradizioni e
superstizioni. Ma il tono non è mai pedante o
didascalico:l’interesse di Pierangela e Natalino per il mondo
contadino, per la cultura locale è partecipato, affettuoso e il
cuore riscalda davvero ogni pagina.
Per finire, last but not least anzi, per essere in tema “l’ürtimu
da gniô u l’è delongu u ciü bellu” (1) , il libro è corredato dagli
acquerelli sensibili e accurati di Pierangela.
Apporto indispensabile all’economia del libro: il lettore potrà ,
attraverso i ritratti dei suoi beniamini alati ,riconoscerli più
agevolmente e al contempo godere dell’indubbio talento della nostra
pittrice.
(1) In dialetto dolcedese “L’ultimo della nidiata è di gran lunga
il migliore”
Stefano Faravelli
Bellissimi (Dolcedo) settembre 2010 |