UN VOLTO... tanti sguardi |
|
Introduzione di Fabio Strafforello |
Un volto? Tanti sguardi! Come avrete visto dall’immagine di copertina, il titolo del libro non è scritto esattamente in questo modo, ma non importa, lo possiamo rappresentare in tante maniere… come quell’atteggiamento che ci contraddistingue e che fa parte del molteplice modo di tentare di essere qualcosa di noi stessi! E’ un libro che ho assemblato da quello che “rimaneva”, dai miei molti pensieri “depositati” sui primi tre testi! Perché costruire un libro su ciò che prima, tramite le selezioni precedenti, avevo “scartato”?… E’ semplice! Questo mi aiuta a crescere spiritualmente e a poter dare il meglio di me stesso, tramite una rivalutazione ed una rivisitazione delle mie idee, del mio limite umano e talvolta della mia stessa pochezza! L’autobiografia è presente nel libro nell’introduzione, nella meravigliosa recensione fattami da un “Signore della cultura”, qual’è Gian Gabriele Benedetti, e nel retro copertina scritta anch’essa da me, ma credo che nei contenuti del libro, circa 350 aforismi, si possa cogliere il messaggio di un uomo che cerca, tramite i suoi pensieri, di rappresentare ogni aspetto di se stesso, abbandonando la limpidità che talvolta ci appartiene, e mostrando l’aspetto più torbido e dubbioso di noi stessi… se sapessi perché sono, capirei quello che sono stato! Generalmente chi si propone agli altri, cerca di mostrarne l’immagine che più lo soddisfa, starà poi agli altri apprezzarne o disprezzarne i contenuti stessi. Non voglio mostrare chi non sono, poi dovrei lottare con me stesso, a causa dello scollamento che si crea fra due entità in contrapposizione. E’ nella ragione dell’essere, che vorremmo essere chi siamo. Credo che ogni uomo possa lasciare un messaggio agli altri, e che sia radicata in ognuno di noi la possibilità di identificare, tramite i valori di genesi più profondi, quella via che ci rende uguali di fronte ad un sentire comune, allontanandoci così dalla schiavitù del limite insito nel tempo e nello spazio temporale. Dalla gioventù ho conosciuto la fretta di conquistare e giudicare il mondo, da chi è più vecchio di me, ho imparato a rallentare il tempo, nell’attesa di un giudizio che tardi ad arrivare… se non vi sentite felici cercate dentro di voi, forse lì c’è quello che sembrava mancarvi. Fabio Strafforello Boeri 03/09/10 |
|
Recensione di Gian Gabriele Benedetti |
Caro Fabio, Gian Gabriele Forse è tipico dell’uomo, arrivato ad un certo punto della vita, realizzare un bilancio del trascorso e di ciò che ha realizzato. È un ripiegamento su se stesso, per meditare a fondo sul vissuto e, di conseguenza, porsi domande essenziali. Già diversi grandi personaggi lo hanno fatto e tra questi citerei Sant’Agostino, che ne “Le confessioni” si richiama all’interiorità in cui ricerca e ritrova la certezza della propria esistenza e giunge a scoprire appieno Dio. Ed allora Fabio, fedele anche all’alto significato del Rasoio di Guglielmo Ockham, taglia di netto il superfluo e trova in sé le ragioni profonde e vere del suo essere uomo. E confessa a se stesso ed a noi le sue fragilità, i suoi errori, le sue debolezze, i suoi silenzi, gli impegni delusi, le sue cadute… È un onesto porsi di fronte alle responsabilità che sottendono la vita e di fronte a ciò che non si è potuto o voluto fare. Si tratta del profondo scavo di un uomo integro e consapevole nel proprio animo, per ritrovare le equazioni giuste: essere-esistenza, essere-azione, essere-coscienza, essere stesso-altro da te. Tutto ciò per ricondurre e ricondursi alla condizione che da sempre, anche se talvolta nascosta, ha covato nell’intimo dell’uomo che si confessa: il desiderio di comportarsi in modo concreto e giusto nell’arco del tempo concesso. E se l’uomo arriva a mettersi a nudo ed a riconoscere i propri limiti, è allora che manifesta la propria grandezza, la propria onestà intellettuale, la sua vera ragione d’essere. Diviene eccelso lui stesso e nobilita il suo approcciarsi all’umana condizione ed al mondo e, umilmente ma fortemente si avvicina a Dio, che ben sa della fragilità delle Sue creature. E noi non possiamo che restare ammirati di fronte a tanto sapiente coraggio. Il transfert, che si crea dall’autore di queste pagine a noi, ha un solo notevole significato: si fa, cioè, precisa e decisa testimonianza di come dobbiamo essere aperti e sinceri verso noi stessi, tanto da comprendere la nostra precarietà e le nostre insicurezze, tanto da riconoscere una certa nostra ignavia ed i nostri possibili errori, tanto da stigmatizzare la nostra superbia e l’arroganza che talvolta contraddistinguono il nostro agire, tanto da sottolineare le nostre debolezze e labilità umane. Solo così si diviene più “robusti” nello spirito, più vicini all’amore verso il prossimo ed alla benevolenza divina. E sicuramente più degni di noi stessi e della nostra natura. Ancora, dunque, un avvicinarsi ad una dimensione filosofica, questa di Fabio, dimensione che sempre più si fa configurazione interrogativa e risolutiva, immancabilmente focalizzata a trarre il meglio di sé e portata ad una disposizione verso una vita vera, sostanzialmente ricca di valori, e verso un rapporto più concreto e schietto con l’altro. Vita e rapporto che valgono la pena d’essere vissuti intensamente e più consapevolmente. Così da divenire “Un volto e… tanti sguardi”, un’alchimia felice di un mondo interiore, vasto quanto l’intera esistenza stessa e vario e deciso nei gesti d’amore e di fede. Gian Gabriele Benedetti |