ETICA
E BIOETICA
( La
morale come rimedio al disordine sociale
)
"Non
fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a te".
E’ una frase che avremo
sentito mille volte, ma ormai è diventato tutto talmente scontato che
riflettere su queste frasi "banali" ci costa fatica. L’edonismo ormai ha preso il sopravvento anche
sulle regole etiche di base e non solo sui giovani, questo lo dico perché
anch’io ho vissuto in quell’età in cui entrare a far parte in un
gruppo di amici, per integrarsi era necessario tendere a non seguire
alcune regole morali per non emarginarsi.
Ma
cos’è la morale? Esiste?
O possiamo fare quello che vogliamo?
Dostoevskij
diceva : "Se non
esiste Dio, tutto è permesso" “. E’ vero questo?
Io
posso rubare? Posso uccidere liberamente? Posso stuprare una donna? Posso
incitare le persone a fare del male deliberatamente? Cos’è il bene?
Cos’è il male?
Nel
mondo siamo veramente in tanti, tante sono le religioni e le ideologie,
ognuno con la propria morale. Ma quante morali ci sono? Allora veramente
ognuno di noi può avere la propria morale? Ognuno di noi può fare quello
che vuole? Non esiste una regola per tutti?
Siamo
liberi nel pensiero, quindi è anche giusto che ognuno di noi agisca come
gli pare!
E’
giusto seguire il proprio istinto aggressivo o edonistico per poter trarre
dalla vita il massimo piacere! E’ giusto pensare solo a noi stessi! E’
giusto quindi imporsi nella società
per
avere il massimo benessere! Cos’e l’altruismo? E perché dovremmo
osservarlo?
Uno
dei primi filosofi a porsi queste difficili domande è stato Socrate :
"come devo vivere?" “Il
bene è agire secondo ragione: questa è la virtù.
Le
passioni e il piacere non collimano sempre con la razionalità: non sono
in sé negativi, ma devono essere dentro l’armonia e la misura dettate
dalla ragione.
Per
attuare il bene è necessario e sufficiente conoscerlo ( intellettualismo
socratico ): è impossibile fare il male sapendolo tale.
Una
divinità esiste, e va riconosciuta, ma il motivo per cui bisogna fare il
bene è tutto nella nostra stessa umanità ( non sperando in premi o
temendo castighi ultraterreni, ma per fedeltà a noi stessi ).”
Scopo
di questo capitolo:
Quello
che ci prefiggiamo in questo capitolo è di esaminare in forma universale
se l’etica e la bioetica, come discipline della filosofia morale, ci
possono aiutare a guarire questo mondo che è fatto soprattutto di
ingiustizie.
Oggi,
come dicevamo prima, una grande maggioranza di persone tende ad avere
dalla vita il massimo piacere. La ricerca di nuove sensazioni, attraverso
il sesso, la droga, il gioco, il danaro, allontanano l’uomo da quello
che dovrebbe essere un comportamento morale volto all’altruismo, cioè a
quella forma di comportamento che ci permetterebbe di convivere con più
armonia verso gli altri popoli che soffrono perché non hanno neanche la
possibilità di sopravvivere. Vi chiederete a questo punto! Ma tu chi sei?
Un monaco buddista, tutto dedito alla meditazione? No sicuramente!
Anch’io ho attraversato questi momenti senza riflessioni verso una
società che sta morendo per mancanza di amore, di altruismo, di
tolleranza.
Attraverso
l’indagine emerge la necessità di ripensamenti radicali per una
costruzione di una Democrazia basata sui valori umani, emerge la necessità
di conoscere ed analizzare perché c’è questo crollo di valori, quindi
emerge una forte e decisa denuncia a questo stato di cose.
Il
nostro intento, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, è quello di
esaminare ed analizzare una società dove è possibile un risanamento
ideologico a prescindere dalle tante religioni ed etiche diverse, e dai
falsi preconcetti ereditati da una vecchia cultura.
Ci
prefiggiamo quindi, di esaminare quali possibili rimedi ci potranno essere
attraverso l’Etica e la Bioetica con l’aiuto di validi autori come:
Hans Kung, uno dei più noti teologi controcorrente del nostro secolo.
Giovanni Berlinguer, che ha fatto parte della commissione di bioetica in
Italia. Uberto Scarpelli, che è stato uno dei massimi esponenti della
filosofia analitica, ed uno dei pionieri della bioetica in Italia. Eugenio
Lecaldano, ordinario di storia della filosofia morale presso la facoltà
di lettere e filosofia dell’Università
“La Sapienza di Roma". Roberto Mordacci, Professore di filosofia morale
presso la facoltà di filosofia dell’Università "San Raffaele di
Milano". Renato Dulbecco, Premio Nobel per la medicina per i suoi studi
sulle cellule tumorali. Giovanni Sartori, professore all’Università di
Firenze e alla Columbia University di New York, è tra i maggiori
protagonisti del dibattito culturale italiano. Daniel
Robinson, professore
di psicologia alla Geogetown University.
Roberto
Gallinaro, titolare di Filosofia Morale nella Pontificia Facoltà
Teologica dell’Italia meridionale. Karl
Popper, uno dei maggiori
filosofi ed epistemologi del nostro tempo. Inoltre mi sono stati di grande
aiuto, i siti: Ministero della sanità; Consulta di Bioetica; e tanti
articoli importanti tratti da riviste specializzate come: Le Scienze,
Nature,
Scienze
e vita, Newton.
La
documentazione esposta mi è stata solo di grande aiuto, per poter
completare questo capitolo, dunque non voglio coinvolgere nessuno degli
autori citati, in quanto tutto quello che c’è scritto non fa parte
necessariamente del loro personale pensiero esposto nei loro libri, lo
sviluppo di questa ricerca si basa su una visione puramente personale
delle varie discipline. Analizzando le varie correnti di pensiero, mi è
stato possibile ricostruire le mie impressioni, puramente soggettive, su
argomentazioni assai complesse come queste dell’etica e della bioetica.
MAPPA
COS’E’
L’ETICA
L’etica
è ormai diventata una scienza, ed esattamente la scienza del
comportamento morale dell’uomo. E come ogni altra scienza anche
l’etica ha le sue leggi, le sue norme,
possiamo
innanzitutto individuare una norma interna e una norma esterna. La norma
interna fa riferimento alla coscienza, alla libertà; quella esterna fa
riferimento alle leggi, che possono essere di ordine naturale, civile o
religioso.
Norma
interna
L’essere
umano viene definito un essere etico, perché a differenza delle cose o
degli animali l’uomo è caratterizzato dalla libertà, che dinanzi alle
scelte morali si definisce in libertà etica. Qui entra decisamente in
gioco la sfera della coscienza. Non è un caso che il termine coscienza
racchiuda due significati. 1) La coscienza di sé.
2) La facoltà di avvertire la dimensione etica delle scelte.
Infatti, è proprio dal momento in cui io mi percepisco, e mi percepisco
libero, che deriva un senso di responsabilità etica dinanzi alle scelte
"E’ bene fare questo? Farà male fare quest’altro?". Sono
interrogativi che le cose o gli animali non si pongono.
La
materia, dagli atomi ai sassi, non ha infatti coscienza di sé, e le
uniche leggi cui deve ubbidire sono le leggi fisiche. Non c’è
possibilità di scegliere qualcosa di diverso, non c’è interrogativo
etico. Lo stesso accade per tutti gli esseri viventi che osserviamo,
vegetali o animali che siano; il chicco di grano non può scegliere se
diventare spiga o meno, cosi come l’ape non può evitare di passare la
sua vita volando continuamente dall’alveare ai fiori; il loro
comportamento è già determinato da precise leggi biologiche e genetiche.
Vi
è un determinismo che esclude ogni possibilità di libertà; inoltre
l’assenza di un io preclude ogni scelta direzionale della coscienza, e
dunque ogni etica.
Con
l’uomo assistiamo invece, ( come abbiamo visto nel capitolo sul “determinismo
scientifico" ) alla comparsa di un fattore nuovo che è la
libertà.
Certo
non si tratta di una libertà assoluta; anche l’essere umano è composto
da atomi ed anch’esso è immerso nella biologia, perciò subisce senza
dubbio dei condizionamenti naturali da cui non può prescindere neanche
con la forza di volontà. Inoltre deve fare i conti anche con diversi
condizionamenti culturali, ma tutti questi condizionamenti non sono tali
da inibire la sua libertà etica dinanzi alle singole decisioni, anzi a
volte la sottolineano maggiormente. E nessuna persona può sottrarsi a
questa libertà, a questa capacità di orientare le singole scelte con la
propria volontà. “
Come usare la mia
libertà? Quali sono le cose che mi fanno del bene o del male?"
E’
impossibile per gli uomini eludere questi interrogativi: qualcuno potrà
servirsi di una riflessione etica più approfondita, qualcun altro potrà
adagiarsi su una riflessione più superficiale, ma nessuno potrà
sottrarsi alla libertà ed alla responsabilità etica che ne deriva.
L’uomo
viene pertanto definito un essere etico, e fa parte della sua natura
interrogarsi su come adoperare la propria libertà, l’uso della libertà
è l’oggetto principale d’interesse dell’etica.
Spesso
le singole esperienze vengono affrontate senza una preliminare
riflessione, ma se queste fossero precedute da una conveniente analisi
etica, molti danni verrebbero evitati.
La
scelta delle esperienze risulta col tempo fondamentale per la crescita e
la maturazione di ogni essere
umano, e soltanto l’etica può aiutare in questo.
Norma
esterna
Quali
aiuti esistono per l’uomo affinché possa essere meglio orientato nelle
sue scelte?
Come
è possibile accrescere la nostra conoscenza in campo etico?
Tramite
la ragione e l’osservazione delle leggi che costituiscono il fondamento
dell’etica.
Il
primo livello di conoscenza ci proviene dalle leggi naturali. La natura ci
fornisce una serie di leggi
osservando le quali otteniamo quel bene che desideriamo e teniamo lontano
quel male che non desideriamo.
Se
per esempio le leggi fisiche mi dicono che esiste la gravità o che
l’uomo non sa volare, la ragione coglie immediatamente che non mi deriva
dal bene se io mi abbandonassi alla tentazione di tuffarmi nel vuoto solo
perché sotto di me vedo un bel panorama.
Oppure,
se le leggi della natura mi dicono che il mio fegato non regge un litro di
grappa al giorno o che le mie cellule cerebrali non sono invulnerabili
all’azione corrosiva dell’extasy, mi occorre poco per individuare il
mio bene e per capire come orientare le mie scelte.
La
conoscenza delle leggi naturali non limita la mia libertà , ma anzi la
garantisce.
A
un secondo livello di conoscenza l’uomo scopre un altro ordine di leggi:
quelle civili.
Mentre
le leggi naturali sono scritte nel grande libro della natura, le leggi
civili sono contenute in libri scritte dall’uomo: dal codice civile al
codice penale, da quello del lavoro a quello stradale, ecc.
Queste
leggi nascono in base a patti sociali per regolare al meglio la convivenza
fra le persone. Anche in questo caso le leggi non hanno lo scopo di
limitare la mia libertà, ma di garantirla.
Infine,
molte persone individuano un terzo ordine di leggi, che vengono chiamate
leggi religiose, sono leggi basate sui dogmi delle varie religioni.
In
ogni modo non è corretto affermare che senza una fede religiosa non sia
possibile un’Etica.
Una
nuova Etica e’ possibile?
A
questo riguardo, su queste tre ultime ramificazioni dell’etica: diritto
civile, politico e religioso è d’obbligo tracciare una breve critica,
anche perché in questi anni di ricerca ho
riscontrato che la politica ha letteralmente travisato il vero significato
di etica.
Oggi
nella politica regna la competizione ideologica. Le lotte per il potere e
forti interessi economici che hanno oscurato il vero significato di morale,
è
come se eseguissero alla lettera la teoria di Darwin:
"il più
forte sopravvive".
Nel
mondo, come si diceva prima, ci sono varie correnti di pensiero etico,
alcune cose che nell’Occidente vengono considerate giuste, nei popoli
orientali sono ingiuste, questo perché quasi tutti i popoli orientali
hanno un’etica che ruota attorno alla teocrazia.
L’analisi
che si è sviluppata in questi anni per quanto riguarda la morale mondiale
andrebbe osservata da un’ottica più razionale, questo per debellare
l’integralismo e il fondamentalismo che stanno producendo in maniera
esponenziale guerre, uccisioni, morti, distruzione e una grande
disperazione per i poveri popoli innocenti che si trovano coinvolti in
questi conflitti senza fine.
Un esempio estremo di quello che succede nella mentalità etica basata
sulla teocrazia ci viene dato dai "KAMIKAZE", sono degli uomini che non temono nulla, annientano la
loro vita per una causa che per loro è determinante, e purtroppo il più
delle volte il motivo della loro morte e legato al fondamentalismo
religioso.
Quindi
se vogliamo una vera etica mondiale, obbiettiva e razionale, dobbiamo
ricercarla e plasmarla senza l’influsso delle religioni, che con i loro
dogmi precludono questa unica possibilità, anche perché i dogmi
religiosi nell’età postmoderna non hanno sbocchi, si rifugiano in
quelle regole eterne senza
tenere conto dell’evoluzione scientifica che cambia continuamente la
cultura dell’uomo e ci induce a trovare sempre nuove soluzioni morali
per una convivenza civile.
Esempi
ce ne sono a decine: come si deve comportare l’uomo di fronte al
continuo aumento della popolazione? All’aborto? All’eutanasia?
Omosessualità? Mercato degli organi? Clonazione? Divorzio? Ecc.
Dio
tiene conto di tutte le carestie, terribili cataclismi e guerre che
seminano giorno per giorno migliaia di morti? Con questo non voglio
assolutamente negare l’esistenza di una
Entità
divina, tutt’altro, ma noi come uomini coscienti e razionali siamo
moralmente tenuti a trovare e ricercare delle soluzioni per il benessere
dell’umanità, visto che fino adesso sono stati in pochi a preoccuparsi
nel risolvere questi fenomeni atroci.
Il
pensiero di Voltaire:
Voltaire
vede un Dio disinteressato ai destini del mondo, Dio si limita solamente a
garantire il funzionamento del mondo fisico, la morale non è quindi
derivazione divina ma ambito esclusivamente umano.
La
posta in gioco è grossa. Il cambiamento scientifico, tecnologico e
culturale genera problemi etici nuovi, di fronte ai quali l’etica
cattolica, basata su antichi testi prodotti, in circostanze storiche
radicalmente diverse, su dottrine cresciute e consolidate in tempi
lunghissimi e soprattutto sull’autorità sacerdotale, appare gravemente
inadeguata.
Tocca
quindi ad un’etica nuova, un’etica che in questi anni ho cercato, e
dopo tante letture ho intravisto una possibile risoluzione nell’Etica
Laica
che può favorire in generale il rinnovamento e l’adattamento
delle risposte morali e giuridiche a circostanze nuove, per esempio nella
fase attuale difendere contro il valore della vita ad ogni costo il valore
della dignità della vita. Battersi per la contraccezione quale rimedio
preventivo dell’aborto e la sovrappopolazione, sostenere l’eguaglianza
fra i sessi, fondare le istituzioni familiari sull’amore piuttosto che
sulle regole giuridiche, restituire il senso dello Stato Laico come comunità
democratica non soggetta a nessun potere direttivo esterno, tendere alle
grandi unità politiche europee e mondiali nella convinzione che
l’umanità condivisa è molto più importante di ogni diversità di
concetto di Dio, tutelare su ogni terreno la libertà dell’individuo e
la sua facoltà di scelta del proprio personale destino.
La
vera laicità è dunque l’esito di una grande tradizione volta alla
tolleranza, al rispetto delle religioni mondiali, alla libertà di
coscienza, alla fede genuina radicata non nel potere, ma nella coscienza.
La
Laicità non
fa parte di modelli filosofici, ma appartiene ad un abito mentale, è la
capacità di distinguere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che
invece è oggetto di Fede.
Seguire
un’Etica Laica, quindi non implica affatto né l’agnosticismo né
l’ateismo, ma solamente l’esclusione di premesse metafisiche o
religiose che pretendano di valere
per
tutti, chi è laico in questo senso può benissimo essere religioso e
avere fede in un Dio rivelato, purché ammetta che tale Fede è al di là
della razionalità umana.
MAPPA
L’Etica
laica
L’Etica
Laica è lo studio razionale e scientifico della vita morale dell’uomo,
cioè lo studio del suo agire libero. In quanto studio razionale e
scientifico va condotto con metodologia argomentativa, che cioè argomenta
e giustifica la validità e verità delle proprie affermazioni. L’etica,
quindi, più che una conoscenza spontanea e immediata è una conoscenza
scientifica condotta con rigore di pensiero, libera ed equilibrata
rispetto ai pregiudizi ideologici.
Rigore
di pensiero significa che è animata esclusivamente dalla ricerca della
verità,
(
verità morale ).
Libera
ed equilibrata rispetto ai pregiudizi ideologici significa che non ha
alcun obbiettivo di giustificare o dare solide basi a correnti
ideologiche, cioè a quelle correnti della società che strutturano il
proprio agire per cambiare la politica.
L’Etica
ricerca una moralità imparziale, cioè giusta, equilibrata al di là
dell’interesse delle singole opinioni personali o di gruppo.
Per
molto tempo nella storia del pensiero dell’uomo, la morale è stata
vista come un campo unitario dove la teologia aveva un ruolo fondamentale.
Etica
e teologia erano in sintonia, sia perché l’Etica veniva vista come
cammino di perfezione, che giungeva a compimento della perfezione
religiosa, sia perché si pensava inconcepibile un’Etica senza
riferimento a Dio, sia perché non si concepiva un’Etica Laica, dal
momento che l’Etica faceva riferimento a una sola verità morale, quella
di Dio.
Questa
visione di sintonia tra Etica e teologia non era del tutto insensata e
conserva una certa validità, infatti, è sicuramente valida per quanti
credono.
Però
ciò non significa che non esista un’Etica Laica, umana, che non faccia
riferimento necessario e obbligato alla teologia morale.
L’Etica
umana esiste ed è fondamentalmente Laica,
cioè non obbligata al riferimento religioso. Un uomo deve riconoscere i
propri principi morali del bene e del male secondo la propria coscienza,
quindi in maniera razionale.
Quello
che oggi sta succedendo nel mondo con l’evoluzione della scienza e il
radicale sconvolgimento culturale impone di ricercare un’Etica valida
per tutti, un’Etica che non sia influenzata da dogmi o ideologie
estremiste, ma un’Etica che tiene conto della parità dei diritti
dell’uomo, rispettandoli e non violandoli, un’Etica dove non ci devono più
essere discriminazioni razziali, insomma,
l’uomo deve essere
considerato cittadino del mondo,
che
sia orientale, occidentale, nero, bianco, asiatico, africano.
Tutti
gli uomini hanno una dignità che va rispettata. Infine un’Etica dove
prevale la tolleranza, quindi il rispetto reciproco alle proprie
tradizioni culturali.
Ecco
perché c’è bisogno urgente di trovare delle soluzioni comuni
attraverso un’Etica mondiale, che risponda a queste prerogative, questa
etica è fondamentalmente laica.
MAPPA
Libertà,
diritti e doveri
Potremmo
cominciare coraggiosamente dalla nozione di diritti, quelle cose
intangibili che hanno subito una pericolosa svalutazione in questi ultimi
decenni caratterizzati da una crescente inflazione.
Che
cosa significa dire che abbiamo un diritto?
Come
tutti i termini morali, anche questo è suscettibile di varie
interpretazioni. Nelle sue faccende quotidiane l’abitante del mondo
libero è propenso a considerare un diritto come a qualcosa che è
garantito dalle leggi, come una libertà di agire che tutti abbiamo il
dovere di rispettare.
Obbligato
ad esprimere il suo concetto di diritto in una sola frase, il cittadino
direbbe che un diritto è una libertà di azione legalmente garantita che
ognuno è tenuto a rispettare.
Tuttavia,
quando tentiamo di trattare termini morali e legali come sinonimi, sorge
un problema. Non diremmo, ad esempio, che la Gestapo aveva il diritto
di sterminare gli Ebrei perché le leggi naziste lo permettevano. In realtà,
la storia e la vita quotidiana offrono numerosi esempi di garanzie
puramente legali che appaiono molto lontane dal concetto di diritto propriamente
detto. Riconosciamo, quindi che è tutto possibile che una legge o un dato
insieme di leggi permettano ciò che, ad un esame approfondito, quasi
tutti considererebbero sbagliato. E’ proprio questa possibilità di
conflitto tra legge e morale che ci prepara a giudicare ingiuste,
immorali, sbagliate, certe leggi.
Diremmo,
ad esempio, che una legge che permetta la tortura degli animali non rende
giusta tale pratica, proprio come una legge che tollerasse furti, omicidi,
frodi e schiavismo non trasformerebbe tali attività in azioni corrette.
Allo
stesso modo giungiamo a riconoscere la differenza tra doveri legali e
doveri morali.
Possiamo
dire che la legge nazista imponeva i cittadini tedeschi nel 1940
l’obbligo legale di riferire dove abitavano gli Ebrei, ma
difficilmente sosterremmo che quei cittadini avevano l’obbligo morale
di collaborare con le autorità. Ciò che è importante a proposito di
questa differenza non è tanto il fatto che quasi tutti la percepiscono,
ma il fatto che la stessa logica della morale la richiede, e vedremo per
quali motivi quando esamineremo il concetto di legge.
Nell’idea
di legge è implicito il concetto ( e il fatto ) dell’autonomia umana,
giacché non avrebbe senso legiferare su azioni che le persone non possono
controllare. Quando le azioni sono inevitabili non è necessaria alcuna
legge, quando le azioni sono impossibili qualsiasi legge è superflua.
Quindi,
per sua natura, la legge si applica al campo delle azioni umane nel quale
è possibile la scelta e nel quale essa produce conseguenze premeditate.
Proprio per questa ragione le persone sono considerate responsabili,
e quindi punibili. La punizione legale implica logicamente responsabilità
e quindi colpa. Per questo, se una legge stabilisse di punire
coloro che hanno conformato le loro azioni alle leggi della fisica o che
non si sono macchiati di nessuna colpa, si porrebbe come una specie di
contraddizione logica . Imputare ad un uomo la colpa di essere un
Ebreo, ad esempio, significa incolparlo di qualcosa sulla quale egli non
poteva esercitare né controllo né scelta alcuna.
Punirlo
per lo stesso motivo è ugualmente incoerente da un punto di vista logico,
indicibilmente barbaro secondo la morale.
La
medesima situazione si presenta nel caso della schiavitù.
Una
legge che permette che persone siano rese schiave – che ci "ci
obbliga" a "rispettare" i
"diritti" dello schiavista - si
appella a noi come a esseri autonomi con il fine di negare l’autonomia
umana. Inoltre tale legge riserva punizioni e attribuisce colpe ad una
classe di individui che vengono raggruppati in base a caratteristiche che
essi non hanno scelto e non
avrebbero potuto controllare, come ad esempio, caratteristiche di identità
razziale. Nel presente contesto non è necessario né opportuno difendere
qualche particolare massima morale.
E’
sufficiente mostrare il completo fallimento di quell’espressione della
saggezza contemporanea, ora troppo comune, secondo cui la morale è
interamente relativa ai sentimenti personali e non si fonda su alcuna base
più solida. Il regno della morale è occupato necessariamente da esseri razionali,
che forniscono giustificazioni per i loro giudizi e pretendono che gli
altri si comportino allo stesso modo. E’ un regno essenzialmente proposizionale,
regolato dai modi universali dell’analisi logica. I suoi contenuti
si limitano ad un ristretto numero di premesse maggiori che devono essere
accettate come le condizioni stesse del vivere civile. Le premesse, una
volta accolte, conducono conclusioni inevitabili, che sono rese necessarie
dalla logica stessa e che sono impermeabili ai capricci del sentimento
dell’opinione e del gusto. Se la morale non possedesse queste
caratteristiche, sarebbe incoerente per gli stessi relativisti difendere
quel genere di presunti "diritti" stabiliti dal relativismo. Dal semplice fatto che la società è pluralista
non discende alcuna conseguenza morale: esso non imporrebbe ad un governo
di "rispettare" il
pluralismo o di tollerare la libera espressione. Potrebbe non essere ingiusto
perseguitare i dissenzienti o imprigionare coloro che avversano la
maggioranza. Potrebbe non essere disonesto sfruttare il debole e
l’ignorante, né perverso praticare il genocidio o
l’infanticidio. I concetti di ingiustizia, perversità e disonestà –
come l’obbligo di rispettare o di avere riguardo o di permettere –
possono essere compresi soltanto da esseri morali all’interno di un
contesto morale. Nell’universo privo di coscienza della sola
natura , nell’universo senza esseri razionali, non vi è né giustizia,
né pietà, né libertà, né onestà. Vi sono soltanto fatti, e nessun
fatto – in quanto tale – ricerca o richiede giustificazione.
Coloro
che difendono il relativismo morale di solito asseriscono che le persone
hanno il "diritto" di
fare qualsiasi tipo di cosa, ma affermano che gli altri hanno il dovere
di rispettare tale diritto.
Come
si possa avanzare un tale argomento e mantenersi seri, è un problema per
esperti dell’intelligenza e della personalità umana. Ma non è
necessario che anche noi conserviamo la serietà di fronte a un simile
spettacolo.
L’avere
il dovere di rispettare dei diritti implica almeno che vi siano diritti e
doveri.
Poiché
tali entità non sono caratteristiche della pura materia, non possono
essere comprese utilizzando le leggi della fisica. Esse nascono come
abbiamo mostrato, dalle “ leggi della logica “ e da esseri che
forniscono e che richiedono giustificazioni per azioni di un certo tipo.
Si formano, quindi, in un discorso razionale, e non come risultato di una
specie di indigestione.
Ad
esempio, non si può stabilire se la schiavitù è giusta o sbagliata
chiedendosi che cosa la gente “sente
“ a questo proposito. Se è moralmente sbagliata, lo era prima del XIII
emendamento come lo è stata dopo; era sbagliata in Louisiana come a
Madrid, nel 1350 come ne 1850 e come lo sarà ancora nel 2050; è
sbagliata per le tribù che la permettono e per quelli che la vietano, per
gli
Indù come
per i Cristiani. Molte persone, naturalmente, non hanno considerata
sbagliata la schiavitù, proprio come molti hanno avuto idee inesatte su
ogni sorta di questioni. Ma una volta compreso che la schiavitù può
derivare soltanto dall’ipotesi secondo cui gli esseri umani sono
proprietà – ossia sono oggetti che possono essere usati per il piacere
e il vantaggio di altri – ne consegue necessariamente che nessuna
libertà, di qualsiasi genere, può essere difesa soltanto con la mera
forza fisica.
La
schiavitù e il discorso che la giustifica, comporta la negazione di quei
principi che permettono lo status di giusto possesso. Come
giustamente ha affermato Hadley Arkes, se la schiavitù non è sbagliata,
niente può esserlo. Inoltre, per ribadire il concetto, non
giungiamo a comprendere questo discorso controllando il nostro polso o i
battiti del cuore o il funzionamento dell’intestino.
Questo
è il dono della ragione, le cui regole pervadono ogni cultura,
ogni tribù, ogni raggruppamento di esseri razionali, vale a dire, di persone
umane.
Ciò
che abbiamo detto stabilisce la razionalità dei principi morali e
il fatto che la morale è accessibile soltanto a esseri razionali. Questo
non significa che tutti gli esseri razionali sono necessariamente morali,
ma che tutti gli esseri morali sono necessariamente razionali.
MAPPA
Etica
e mass media
Il
fenomeno più immediato di quello che oggi ci propongono i mass media,
come realtà oggettive, lo possiamo vedere nelle librerie, attraverso la
televisione e leggendo alcuni giornali. Ma cosa sono le realtà
oggettive? Non di certo
le centinaia di pagine di pubblicità che ci vengono propinate in un
settimanale o in un quotidiano, che su un certo numero di pagine il 40% è dedicata esclusivamente alla deleteria pubblicità di
prodotti
che
le industrie tentano in tutti i modi di invogliarti a comprare, e dove
dietro questa mostruosa macchina ci sono dei grossi interessi economici da
aver paura. Non di certo “
grande fratello
“ o
programmi televisivi dello stesso tipo, che incollano milioni di
telespettatori davanti agli schermi per “ insegnare a vivere
“, ma secondo quale modello culturale?
Non
di certo le centinaia di libri che ci sono nelle librerie e che propongono
argomentazioni
che
allontanano l’uomo dalla vera realtà e lo portano verso una
degradazione culturale
che
è molto pericolosa per il benessere dell’umanità.
Con
questo non voglio assolutamente affermare che tutti i giornali, tutti i
programmi televisivi e tutti i libri rispondono a questo stato di cose,
però bisogna essere molto obbiettivi e avere gli occhi bene aperti prima
di scegliere.
Quando
ho iniziato questa ricerca avevo le idee ben precise, quindi mi recavo
nelle varie librerie per poter acquistare dei libri e continuare a
scrivere. Gli argomenti trattati in questa ricerca sono complessi, ma
necessari per poter capire alcuni meccanismi importanti per uscire da
questa complessa e falsa cultura che ci stritola come una morsa.
Durante
la scelta dei libri ho trovato serie difficoltà. Quando mi stavo
documentando per fare il capitolo "razionale e irrazionale", avevo
bisogno di alcuni libri specifici per smascherare questo terribile
fenomeno che sta dilagando a macchia d’olio, alimentando una cultura che
è degna di essere paragonata al Medioevo, bene! Su diecine di librerie e
centinaia di libri dedicati alla stregoneria, alla magia nera, alle arti
divinatorie, all’astrologia, ecc. ho trovato solo sei libri dedicati
all’argomento che stavo trattando, ciò significa che non è solo
l’editore che propone questi argomenti, ma viene alimentato dalla gente
che li compra, altrimenti
l’editore non avrebbe nessuna ragione a sfornare centinaia di libri.
Tutto ciò allontana la gente dalle vere realtà oggettive.
Ma
cosa sono le realtà oggettive?
Immaginiamo
per una sera di avere la facoltà di vedere cinque o sei telegiornali
contemporaneamente, mettiamo il caso che la notizia sia di carattere
politico.
Ci
accorgiamo con grande evidenza, nella esposizione dei fatti, che ogni
canale televisivo stravolge la notizia in funzione del proprio colore
politico, tutto ciò, ci fa capire che dietro la “ macchina televisione
“ ci sono grandi e complessi interessi ideologici ed ognuno, come si
dice, “ tira l’acqua al suo mulino
“. Ora, non ci vuole una grande intelligenza per capire che la realtà
è stata letteralmente stravolta da questi fenomeni di interessi, che sono
poi, non solo ideologiche, ma anche economici.
Queste
si possono chiamare “ realtà oggettive? “ Questi fenomeni possono dare all’uomo la vera
dimensione della notizia? Ci possono insegnare ad essere obbiettivi?
La
realtà oggettiva, in questo caso, sulla notizia, dovrebbe essere lontano da questi aspetti dannosi per la
società, dovrebbe essere eticamente controllata da commissioni preposte,
ed esposta secondo un modello obbiettivo e reale per poter dare alle
persone la giusta dimensione etica.
MAPPA
ETICA E TELEVISIONE
Con
la nascita delle tv commerciali diventa così inevitabile l'introduzione
delle indagini di mercato, necessarie per la sopravvivenza delle reti
televisive private. E ciò significa produrre spettatori e quantità
d'ascolto sufficiente per garantire alle aziende che hanno investito in pubblicità una percentuale più sicura del ritorno
economico. All'interno di
questa logica appare evidente che i programmi che hanno contenuti
riflessivi hanno difficoltà a trovare spazio. L'imperativo categorico
della tv diventa così la massimizzazione del valore d'uso. Ciò significa
che i prodotti della tv, dai film agli show sono creati per sedurre lo
spettatore e devono essere adeguati ai prodotti delle pubblicità per
poter garantire un maggior ritorno di audience.
Una
mentalità che è incompatibile con produzioni televisive più impegnate,
quali possono essere i film d'autore, il teatro, approfondimenti di storia
e di cultura, che difficilmente verranno trasmessi in prima serata.
Il
pensiero di Karl Popper sulla TV
"Popper dalla metà degli anni '80 sentì l'urgenza
di esporre il problema della tv generalizzata, gratuita, nei quali
intravedeva dei pericolosi vizi strutturali, il costante inserimento di
elementi viziosi, di superficialità, di volgarità, "spezie" in
cui predominava la violenza. Karl Raimund Popper identificò nella tv un
potere destabilizzante per la democrazia per la sua capacità di rompere e
d'alterare determinati equilibri. Un'alterazione dell'equilibrio
individuale che conduce a manifestazioni di violenza. In questo caso nei
bambini la violenza della tv modifica il paesaggio dei suoni e delle
immagini, e ciò impedisce una corretta crescita del sistema psico-mentale.
Popper inoltre intuì ciò che già sta avvenendo, che si creasse nella
popolazione una minor reattività alla violenza, un atteggiamento mentale
che è l'anticamera di comportamenti aggressivi.
Alcuni
aspetti eticamente dannosi della televisione:
Il
fatto che l’informazione e l’educazione sono in mano alla televisione
presenta seri problemi per la democrazia, basta accrescere o ridurre certe
dosi di immagini e la risposta risente necessariamente della loro efficace
influenza, basta pensare all’evento della tragica morte di Lady Diana
per capire il fenomeno: è stato l’evento mediatico del secolo,
ha
interessato circa due miliardi di persone. Com’è possibile che una
persona come Diana attraverso la televisione diventa un mito? Ed invece
centinaia di migliaia di persone che muoiono di fame passano inosservate
come se niente fosse, la televisione in quest’ultimo caso interviene
solo con qualche breve notizia o non interviene affatto. Il motivo di
questo fenomeno è molto chiaro: la cronaca mondana fa notizia, la realtà
drammatica di questi poveri esseri non fa notizia,
perché è un
cattivo prodotto commerciale.
In questo caso è abbastanza duro ammettere questa realtà, ma bisogna
sottolineare in maniera obbiettiva che è proprio colpa della scarsa
cultura delle persone a non voler capire che è più importante prendere
in considerazione le realtà drammatiche che ci sono nel mondo anziché le
cronache mondane, che fanno nascere nelle persone false emozioni,
emozioni costruite
sapientemente da questa macchina mostruosa per distruggere la vera
sensibilità.
Dietro
i programmi televisivi c’è una gigantesca macchina del vendere e
comprare, si tratta ovviamente di prodotti
di pessima qualità culturale, ma che fanno colpo sulla sensibilità
superficiale di alcune persone, senza accorgersi che dietro questi
programmi girano quantità enormi di danaro investiti da sponsor
pubblicitari per un loro proprio tornaconto,
difatti
quello che è importante oggi in televisione è
l’audience non
la qualità.
Alla
fine il potere passerà a “ grande fratello
“ come rimedio etico, come informatore di una buona
morale, come programma capace di istruire le persone nel modo di
comportarsi.
La
cultura di oggi è molto povera, i giovani sanno meglio dei divi del
cinema e della canzone che non di storia, filosofia, scienze, cioè del
pensiero che ha contribuito a formare la cultura che ci aiuta a capire i
fondamenti della Democrazia.
Ma
cos’è la Democrazia? Democrazia significa potere del popolo.
Il
popolo sovrano è veramente titolare del potere?
In
che modo è anche in grado di esercitarlo?
Il
problema a queste domande è dovuto alla disinformazione e disinformazione
significa il dare notizie falsanti che inducono il telespettatore in
inganno.
Oggi
la televisione produce immagini e cancella concetti, informa con notizie
non con nozioni, è un formidabile formatore di opinioni e l’opinione è
semplicemente sondaggio, parere, non è sapere e scienza, un opinare
soggettivo per il quale non si richiede una prova, le opinioni sono deboli
e variabili, se diventano convinzioni allora il mondo è veramente in
pericolo perché si fa uso di questi meccanismi deleteri per formare la
propria cultura.
Purtroppo
la televisione è stata ed è ancora monopolizzata da partiti politici e
il caso evidente di questo stato di cose è realistico, i grandi magnati
europei come
Murdoch o
Berlusconi hanno il monopolio sulle nostre idee, propinandoci giorno dopo
giorno la loro filosofia, con messaggi politici preconfezionati e ben
congegnati, che impoveriscono la nostra libertà di pensiero, siamo
stretti in una morsa d’acciaio, dove tutto il marciume dei loro imperi
televisivi ed economici scorre sotto i nostri occhi, e passivamente, senza
battere ciglio, viene accettato da una grande massa di persone.
L’interesse economico per queste persone è tutto, e l’interesse etico
– morale o culturale e pari a zero.
Ma
non basta, la televisione condiziona pesantemente il processo elettorale,
sia nella scelta dei candidati, sia nel loro modo di combattere la contesa
elettorale, sia, infine, nel far vincere chi vince. Inoltre la televisione
condiziona o può fortemente condizionare, il governo, e cioè le scelte
di governo: quel che un governo può fare, non può fare, e decide in
concreto di fare.
Ci
sarebbero da dire ancora tante altre cose sulla politica e i mass media,
ma poi il problema esulerebbe dalla vera ragione di questa ricerca, quindi
mi fermo qui.
Questa
è purtroppo l’Etica, la morale, che oggi i mass media ci offrono come
realtà oggettive.
MAPPA
Etica
e politica
Mi
sono proposto in questa ricerca di non entrare nel campo della politica,
se non in particolari casi. Ci vorrebbe un capitolo intero, se non
addirittura un libro, per spiegare
tutte
le falsità che la politica di oggi e di sempre ha dimostrato nei
confronti dell’Etica, della morale, però proviamo solo a sintetizzare
l’essenza del problema.
Mentre
l’Etica, la morale tendono a trovare soluzioni comuni per il benessere
di tutti i popoli con l’unico scopo di migliorare la società per una
convivenza civile, la vera ragione della politica è invece quella di
vincere, ogni partito politico entra in una forte competizione ideologica
verso gli avversari solo a scopo di vincere le elezioni o dimostrare che
la loro ideologia è la più giusta. Il motivo principale per cui non ho
intenzione di immergermi in questo mare di falsità è molto semplice.
Mentre la morale viene costruita con tempi molto lunghi perché è
necessario acculturare i popoli, specialmente i popoli del terzo mondo,
che ne hanno più bisogno, la politica cambia la sua ideologia e le sue
cosiddette regole morali in tempi brevissimi, a questo punto ecco
dimostrato
"il
paradosso tra politica e morale".
Non
si può costruire una morale con questi presupposti, se prima i cittadini
del mondo non sono informati sulla vera realtà di alcuni fenomeni che ha
prodotto il capitalismo, sui grossi interessi economici che ruotano
attorno a grosse aziende, non sono informati sulle regole Etiche di base
di cui abbiamo già parlato, non vengono aiutati per quanto riguarda,
scuole, strutture sociali, strutture sanitarie, strutture economiche che
darebbero la possibilità di auto gestirsi, non si può parlare di
politica come il toccasana della società, perché la politica non è
tollerante, non è una istituzione morale credibile.
Oggi
quante persone si sono allontanate dalla politica perché non è più
credibile, quante persone sono rimaste deluse dalle centinaia di promesse
che ogni governo propone solo per poter
racimolare una manciata di voti. E qui mi fermo, come ho detto prima ci
vorrebbe un libro intero per spiegare che oggi la politica ha fallito nel
suo intento etico e morale. La politica non è Etica, ma solo interesse
ideologico ed economico.
La
vera risoluzione a questi problemi è la vera informazione, quella
obbiettiva, quella razionale, quella giusta, quella che ci viene proposta
da una attenta lettura di tanti libri importati dove possiamo realmente
capire le vere realtà di questo mondo.
Etica e religioni (
Riflessioni)
Non sopporto che
l’Inquisizione Spagnola abbia prodotto delle atrocità che è necessario
mettere in evidenza per capire la corruzione e gli interessi politici
tra Stato e Chiesa.
Non sopporto che
la "Santa Inquisizione" emanata dalla
chiesa cattolica abbia potuto produrre massacri e torture di ogni
genere, solo perché la gente incominciava a prendere coscienza di una
nuova cultura, bruciando sul rogo uomini e soprattutto donne che
venivano considerate streghe, oppure condannare per eresia personaggi
come Galileo Galilei perché attraverso la scienza aveva sconvolto il
pensiero antropocentrico del tempo con le sue straordinarie scoperte
scientifiche.
Non sopporto che
l’uomo abbia potuto travisare la vera essenza del Vangelo solo per
interessi puramente politici tra lo Stato e la Chiesa e questo è un
fenomeno che si è protratto nel tempo per millenni sotto il dominio di
Papi corrotti e assetati di potere.
Non sopporto che
il Concilio di Nicea abbia preso in considerazione solo quattro dei
sessanta Vangeli cosiddetti “Apocrifi”
solo per nascondere la vera storia di Gesù.
Non sopporto che
un Papa come PIO XII durante il periodo nazista abbia appoggiato la
politica di Hitler solo per avere dei consensi politici e per
nascondersi dalla minaccia di un fenomeno che ha segnato la storia
dell’uomo con genocidi, massacri e atrocità di ogni genere. Dov’era la
vera cristianità dei gerarchi della chiesa in quel periodo in cui era
necessario combattere ideologicamente anziché essere consenzienti?
Non sopporto che
un Papa come Giovanni Paolo II non abbia saputo capire il fenomeno della
sovrappopolazione, vietando persino l’uso di profilattici.
Non sopporto che
Giovanni Paolo II in tanti anni di pontificato abbia beatificato decine
e decine di persone, quando la vera essenza della Fede deve essere
rivolta solo e unicamente a Dio? Qual è il vero significato di avere
tanti Santi nella religione cattolica?
Non sopporto che
lo stesso Papa nell’ultima sua Enciclica abbia vietato a una persona
divorziata o separata a farsi la comunione domenicale, impedendo cosi
l’esigenza degli uomini ad avvicinarsi a Dio, quindi alla Fede. Perché
la religione cattolica ha il potere di travisare il vero significato del
Vangelo? Perché la religione cattolica ha il potere di interdire la
volontà di tanti uomini e donne divorziate o separate, senza andare a
fondo nei problemi che hanno condotto queste persone a prendere queste
delicate decisioni? La religione di oggi dà una valenza Etica a questi
fenomeni?
Come non sopporto
che quest’ultimo Papa ha avuto il coraggio e la irresponsabilità di
proporre arbitrariamente di non andare a votare per i referendum sulla
procreazione assistita in uno Stato che invece dovrebbe essere
considerato uno STATO LAICO???
Su Papa Giovanni
Paolo II, che adesso non c’è più, si sono scritte fiumi di parole,
alcuni lo vogliono fare Santo subito. E’ vero! E’ stato un Papa
straordinario rispetto ad altri Papi, per la sua cultura, la sua
disponibilità al dialogo, la sua apertura ai giovani, ha aperto le porte
alla scienza con dibattiti e verifiche su quella che è la situazione
sociale di adesso, ma non è assolutamente sceso a compromessi rilevanti,
e questo è molto grave, perché dietro tutto questo si nascondeva un Papa
fortemente conservatore, seguace di dogmi costruiti sapientemente
dall’uomo nel tempo per ostacolare alcuni dei problemi urgenti che si
sono venuti a creare nell’età postmoderna. Di esempi ce ne sono a
diecine. Forse il più importante è quello della donna, nel contesto
della religione cattolica, ma d’altro canto anche in altre religioni. La
donna per le varie religioni è sempre stata considerata una “sotto
specie del genere umano”, un essere
che non può far parte della gerarchia ecclesiastica. Perché le donne non
possono diventare preti? Perché le donne nel tempo hanno avuto sempre
dei ruoli secondari rispetto all’uomo? Perché gli omosessuali sono
ancora adesso perseguitati dalla Chiesa? Non sono anche loro persone con
pari dignità? Non hanno bisogno anche loro di partecipare al mondo delle
religioni? No!! Per la chiesa cattolica ed anche per altre religioni
queste persone sono considerate anormali, non facenti parte del genere
umano, rifiutati da tutti. Ma di chi è la colpa che sono cosi come sono?
Non hanno anche loro bisogno di affetto come tutti gli altri? Quando mi
son messo a scrivere la ricerca c’era un bisogno interiore di
evidenziare proprio questi aspetti che apparentemente per la cultura di
oggi non hanno rilevanza, ma che invece fanno parte di una cultura
ancora basata su concetti oscurantisti. La gente in Papa Giovanni Paolo
II, vedeva solo alcune cose, che sono state straordinariamente
importanti, ma non ha visto la realtà di una religione che non avrà
sbocchi perché si rifugia in dogmi ormai superati dall’evoluzione del
pensiero umano. Ci vogliono alla guida spirituale delle varie religioni
persone che sanno capire i problemi di oggi specialmente nel campo della
bioetica, ci vogliono persone coraggiose che sanno affrontare tutte
quelle riforme etiche di cui il mondo ha bisogno urgente, ci vogliono
persone che non facciano differenze e discriminazioni tra uomo e donna,
tra esseri cosiddetti normali e omosessuali. La cosa può sembrare
banale, ma Gesù nel suo vangelo non ha mai parlato di discriminazioni,
tutt’altro, secondo il Vangelo di Gesù tutti gli uomini sono uguali,
tutti hanno pari dignità: bambini, vecchi, donne, uomini, persone di
colore, credenti, non credenti, ma la realtà di oggi e ben diversa
perché deriva da una cultura che è stata nel tempo cambiata dall’uomo,
per soddisfare i propri interessi di potere. Un esempio di quello che
oggi sono le religioni è evidenziato nelle guerre ideologiche o meglio
guerre di potere, che trasformano la vera essenza delle religioni in
gruppi di persone che a tutti i costi vogliono avere la supremazia
ideologica, teocratica e non DEMOCRATICA.
Che senso ha combattere per una ideologia
basata sulla teocrazia quando invece le religioni dovrebbero essere di
esempio alle persone come portatrici di pace e amore. Dov’è la pace in
tutto questo? Dov’è l’amore?
Se noi facciamo
un’attenta analisi nella storia del mondo ci accorgiamo che parte delle
guerre sono state, e lo sono ancora, di natura teocratica, un esempio
emblematico lo abbiamo dalla drammatica situazione che c’è nel Medio
Oriente.
Tutto ciò ci fa
capire come le persone sono miopi ai veri problemi che affliggono la
società. Non basta dire che un Papa è buono, bisogna capire a fondo
tutti i vari meccanismi che ci sono dietro. Un altro esempio potrebbe
essere la sfarzosità che regna nello Stato Vaticano, con ori, marmi e
lussi di ogni genere, proprio Giovanni Paolo II, aveva regalato a Madre
Teresa di Calcutta una lussuosa macchina per la sua comunità, credo che
il valore sia stato di circa duecento milioni di vecchie lire, bene!
Madre Teresa di Calcutta ha venduto questa auto ed il ricavato l’ha
devoluto alla sua comunità. Ecco!!! Questo è un grande esempio di
altruismo, forse questo gesto potrebbe essere l’essenza di quello che
tutte le religioni mondiali dovrebbero proporre come modello etico per
tutti gli uomini.
Non sopporto che
ancora oggi le religioni abbiano il predominio assoluto su una cultura
cosiddetta dominante, quando ci sono invece alcuni aspetti della società
che andrebbero radicalmente cambiate.
Quindi non
sopporto che la religione abbia delle influenze di natura politica in
uno Stato Laico. Ma cosa ha di Laico questo Stato quando ancora il voto
politico è condizionato da forti pressioni religiose che annientano la
libertà di pensiero di molti cittadini.
Esiste un'Etica per
cambiare questo stato di cose, in Italia e nel mondo. Questa Etica è
fondamentalmente Laica!!!
MAPPA
Un’Etica
mondiale è possibile?
Fino
adesso abbiamo trattato varie argomentazioni per cercare di capire dove
risiedono i mali di un’Etica che non funziona, perché è il risultato
di processi ideologici ormai superate, ma tutto quello che è stato
scritto ha un scopo: questa è, e vuole essere una provocazione, verso tutte quelle persone che avrebbero la
possibilità di aiutare la società postmoderna con il loro contributo, ma
che non lo fanno per mancanza di altruismo e di informazione sulla vera
realtà, in una società che produce Esseri parassiti e non pensanti.
Aiutare
il mondo verso una convivenza civile non significa solo capire il
problema, ma fondamentalmente essere coscienti e agire individualmente,
lottando contro una cultura corrotta. La pace nel mondo si costruisce come
una casa, ognuno di noi è un mattone, se ognuno di noi dà un piccolo
contributo questa casa un giorno potrà essere costruita.
Al
mondo ci sono migliaia di persone che dedicano la loro vita per la pace,
queste persone non conoscono colori politici, ci sono credenti, non
credenti, neri, bianchi, africani, asiatici,occidentali, preti, laici,
gente comune, ma hanno tutti un unico scopo, quello di combattere le
ingiustizie, la corruzione, la prepotenza, sono proprio queste persone che
bisogna seguire, perché il loro operato va oltre l’ideologia politica o
i Credo religiosi, il loro operato è basato sull’altruismo, sulla
tolleranza,sull’uguaglianza dei popoli.
Ho
avuto la fortuna qualche tempo fa di partecipare ad una conferenza di un
noto teologo controcorrente, che all’Università di Genova, presso la
facoltà di giurisprudenza ha presentato un progetto straordinario, il
tema era: “ Religioni universali – Pace mondiale –
Etica
mondiale".
Il
teologo si chiama Hans Kung, insegna all’Università di Tubinga in
Svizzera, dove dirige l’istituto per la ricerca ecumenica. Ha occupato
un posto di primo piano nella stesura del Concilio Vaticano II, che tra il
1962 e il 1965, modernizzò radicalmente aree chiave dell’insegnamento e
della pratica cattolici.
E’
forse il teologo più scomodo del nostro tempo, solamente perché ha il
coraggio di raccontare attraverso i suoi numerosi libri la vera storia del
cristianesimo con tutte le sue falsità, e questo gli è costata la
censura vaticana.
Sta
lottando incessantemente da anni, con la sua divulgazione spassionata, su
temi importanti e scottanti, quali la riforma della chiesa, ed ultimamente
sta lavorando ad un progetto che agli occhi di molte persone può sembrare
utopia: “ un’etica mondiale
“.
Nel
settembre del 1993 si è riunita a Chicago una delegazione di tutte le
religioni mondiali per sottoscrivere una dichiarazione per un’etica
mondiale. A questo incontro hanno partecipato esponenti delle religioni:
Bahai – Brama Kumaris – Buddhismo – Cristianesimo – Ebraismo –
Giainismo – Induismo – Musulmani – Neo Pagani – Religioni Indigene
– Sikh – Taoisti – Zoroastriani – Organizzazioni interreligiose,
di cui faceva parte anche il professore Hans Kung.
Questo
incontro non voleva essere un doppione della dichiarazione dei diritti
dell’uomo,
se
le religioni si limitassero, in sostanza, a ripetere le enunciazioni della
dichiarazione dei diritti dell’uomo delle nazioni unite, si potrebbe
rinunciare ad un simile progetto, ma l’Etica è più del diritto , in
realtà una dichiarazione sull’Etica mondiale dovrebbe dare un
fondamento etico alla dichiarazione delle Nazioni Unite, che cosi spesso
viene ignorata, lesa e violata.
Centinaia
di milioni di persone nel nostro pianeta sono sempre più vittime della
disoccupazione, della miseria, della fame e della distruzione delle
famiglie.
La
tensione tra i sessi e le generazioni hanno raggiunto un livello
preoccupante,
i
bambini muoiono, uccidono e vengono uccisi. Diventa sempre più grande il
numero degli stati scossi da casi di corruzione politica ed economico.
La
convivenza pacifica nelle nostre città è resa sempre più difficile da
conflitti sociali, razziali, etnici, dalla diffusione delle
tossicodipendenze, dal crimine organizzato, dall’anarchia. Il nostro
paese continua ad essere devastato da speculazioni politiche, tecnologiche
e ideologiche. In tanti luoghi di questo mondo capi e seguaci di religioni
non cessano di alimentare aggressioni, fanatismi ed ostilità xenofobe.
La
religione viene spesso sfruttata per scopi di pura politica se non
addirittura per legittimare la guerra.
In
un clima del genere Hans Kung, un dei promotori di questo straordinario
progetto, cerca di spiegare i
motivi per cui è necessario lavorare tutti insieme per la realizzazione
oggettiva di una morale di base uguale per tutti.
Secondo
Hans Kung è necessario la partecipazione di tutti gli stati e delle
autorità delle organizzazioni internazionali per giungere ad un accordo
giusto.
Nessuno
oggi potrebbe ancora contestare seriamente il fatto che un’epoca del
mondo,
caratterizzata
rispetto a ogni altra epoca precedente da una politica, da una tecnologia,
da una economia e da una civiltà di dimensioni mondiali, abbia bisogno di
un’Etica mondiale, cioè
di un consenso di fondo per quanto riguarda i valori morali di base.
Oggi
non basta aiutare i popoli del terzo mondo solo inviando ingenti quantità
di generi per il loro fabbisogno nutrizionale, c’è anche, e
soprattutto, bisogno di un valido aiuto culturale,
per
far uscire loro da una cultura molto rallentata rispetto alla nostra,
acculturare queste persone significa dare loro la possibilità di
costruire le strutture portanti dell’economia,
della
politica, dare loro, quindi, la possibilità di auto gestirsi e non
dipendere sempre dagli altri popoli, insegnare infine i valori etici di
base che sono il cibo più importante di cui loro hanno bisogno.
Per
un’Etica mondiale non si intende un’ideologia mondiale, né una
religione mondiale unitaria al di là di tutte le religioni esistenti e
neppure un miscuglio di tutte le religioni.
L’umanità
è stanca di ideologie unitarie, e le religioni del mondo sono in ogni
caso cosi diverse di Fede e dogmi nei loro simboli e riti che una
unificazione sarebbe assurda.
Un’Etica
mondiale si propone di dare risalto a quello che già ora, nonostante
tutte le divergenze, è comune alle religioni del mondo, e precisamente
per quanto riguarda il comportamento umano, i valori e le convinzioni
morali fondamentali.
In
altre parole ad un minimo di ciò che già ora è comune alle religioni
del mondo per quanto riguarda l’etica, tutto questo è rivolto a
credenti e non credenti.
Un esempio emblematico di come alcune regole di base sono comuni a tutte
le religioni ci viene dato dalla "regola aurea":
Confucio:
"Quello che tu stesso non
desideri, non farlo neppure agli altri uomini".
Rabbi
Hillel: "( 60 a.C. – 10 d.C. ) Non
fare agli altri quello che non vuoi che essi facciano a te".
Gesù
di Nazaret:
"Tutto quanto volete che gli
uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro".
Islam:
"Nessuno di voi è un credente fino a quando
non desidera per il suo fratello
quello
che desidera per te stesso".
Giainismo:
"L’uomo dovrebbe comportarsi con
indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le
creature del mondo come egli stesso vorreste essere trattato".
Buddismo:
"Uno stato che non è gradevole o piacevole
per me, non deve esserlo neppure per lui; e uno stato che non è gradevole
o piacevole per me, come posso io prenderlo per un altro?"
Induismo:
"Non ci si dovrebbe comportare con gli altri
in modo che sarebbe sgradevole a noi stessi; questa è l’essenza della
morale".
Questo
ci conferma che in effetti esiste già nell’uomo una morale di base in
tutte le religioni, tra credenti e non credenti. Questa morale di base può
essere verificata ed evidenziata attraverso la vita quotidiana dei
cittadini del mondo.
Quali
potrebbero essere queste regole di base?
Indipendentemente
dalle religioni del mondo, la nostra coscienza morale sa e deve
differenziare il bene dal male, si prova repulsione a vedere uccidere dei
bambini, a lasciar morire di fame molte persone che non hanno da mangiare,
ad abbandonare i deboli, gli ammalati, gli andicappati.
Queste
poche, ma importanti, regole di base ci possono aiutare a risolvere regole
più complesse, certo! Come abbiamo visto e spiegato il fenomeno del "darwinismo
sociale", non tutti
rispondono a queste regole di base, altrimenti il problema sarebbe
risolto, ci sono al mondo uomini che preferiscono il potere alla morale,
ma il punto è proprio questo, la stragrande maggioranza delle persone del
mondo risponde a una morale di base, i despoti sono una minoranza, solo
che la loro ideologia politica ha il sopravvento, con la forza, sulla
maggioranza delle persone. Da questo emerge che si deve, quindi,
combattere verso quelle persone che negano aprioristicamente queste regole
di base, una lotta che deve essere rivolta contro il potere capitalistico
che nell’età postmoderna è quello che legalmente sta producendo più
danni che benefici; i ricchi diventano sempre più ricchi e i
poveri sempre più poveri. Ma questo è un problema che tratteremo più ampiamente nel capitolo:
“ Diritti dell’uomo e fame nel mondo
“. Per adesso ci siamo
limitati ad esporre in maniera molto sintetica i principali problemi
dell’etica per poter prendere coscienza dei problemi più urgenti da
adottare individualmente. Solo attraverso una sensibilizzazione capillare
sarà possibile un giorno uscire da questa situazione, ma io sono stato
sempre ottimista e il motivo di questa ricerca spero sia una valida prova.
Credo profondamente nell’uomo.
Quando affermo che credo nell’Uomo, intendo
credere ad una trasformazione culturale, lenta e graduale, prendendo
come riferimento dei personaggi nella storia della nostra civiltà, che
ci hanno insegnato cose profondamente importanti, per poter ovviare agli
errori che si sono commessi e che si commettono in un contesto di
negligenza politica, religiosa e ideologica.
Ci sono stati degli Uomini e delle Donne che hanno
dato dei messaggi assai importanti per una convivenza civile. Di esempi
ce ne sono a centinaia, cito alcuni esempi emblematici: Madre Teresa di
Calcutta, Gandhi, Martin Luther King, Martin Lutero e tanti tanti altri,
l’elenco sarebbe veramente lungo se dovessimo fare un’attenta analisi di
questi personaggi, che con le loro idee di giustizia e di altruismo,
hanno dato persino la loro vita per combattere i mali di questo mondo.
Credo in quegli Uomini che ci danno dei
riferimenti molto potenti e ben delineati di quella che è la giustizia,
e nello stesso tempo ci danno e ci hanno dato gli elementi basilari per
poter combattere ideologicamente una società corrotta dalla sete di
potere.
so anche che i tempi delle trasformazioni
culturali sono molto lunghi, ma questo non significa che sia impossibile
raggiungere dei risultati più accettabili di quelli di adesso, quindi
lotterò su questi temi con forza, cercherò di documentarmi sempre di più
per poter trasferire la mia esperienza e dare un piccolo ma importante
contributo, divulgando un messaggio di pace e di speranza.
MAPPA
BIOETICA
Introduzione:
La
cultura negli ultimi decenni è decisamente cambiata, con l’avvento
delle nuove sperimentazioni della biogenetica l’uomo si trova davanti
una serie di nuovi problemi morali da risolvere, sperimentazioni selvagge,
compravendita di parti del corpo umano, clonazione umana ed altri fenomeni
di ingegneria genetica, hanno messo l’uomo a dura prova per quanto
riguarda le decisioni morali da prendere.
Ci
sono dei principi fondamentali da rispettare che sono quelli della dignità
umana, cioè della dignità di ciascun essere umano, un altro principio di
base sta nella relazione tra individui umani e le altre specie viventi, ed
un terzo principio, che è forse il più importante, è quello di pensare
che le decisioni morali prese oggi, attraverso l’indagine e la scelta,
avranno ripercussioni profondissime sulle generazione future, questo ci
obbliga a ponderare molto bene il fenomeno nelle scelte bioetiche, in modo
da dare fiducia e sicurezza ai nostri discendenti. Quindi è assolutamente
necessario che ci siano delle regolamentazioni efficaci, partendo da
soluzioni comuni per il bene comune.
Ma
come fare per risolvere questi problemi cosi complessi?
Cos’è
la bioetica?
La
bioetica è una disciplina giovane che è nata per risolvere i nuovi
problemi che si sono generati dall’evoluzione della biologia. Si occupa
perciò di uno studio sistematico della condotta umana nell’ambito delle
scienze della vita, della cura e della salute, quando tale condotta è
esaminata alla luce dei valori e dei principi morali.
Esistono
tuttavia posizioni differenti riguardanti una vera e propria definizione
di bioetica.
C’è
chi inserisce la bioetica nell’ambito tradizionale dell’etica che
tiene conto del progresso della tecnologia e della medicina che crea nuovi
problemi.
C’è
chi, al contrario, vede la bioetica una nuova disciplina che si
differenzia dall’etica tradizionale e, soprattutto dall’etica medica,
per pervenire a nuovi compiti e a nuove definizioni.
Possiamo
però dire che la bioetica è una branca dell’etica che indica la
riflessione sui problemi sollevati dall’intervento dell’uomo in campo
medico e biologico, riflessione che è richiesta per stabilire se gli
interventi sulla vita biologica sono o no moralmente leciti.
La
bioetica si occupa di tutto il vivente; sia quello animale, sia quello
vegetale e a volte di tutto l’ecosistema. Noi in questo capitolo
cerchiamo di analizzare i problemi relativi all’uomo, con i suoi diversi
principi morali, per cercare di capire se esiste una soluzione comune per
sconfiggere questi conflitti ideologici che ci portiamo dietro da
millenni.
Come
abbiamo visto precedentemente nell’etica, anche qui bisogna fare una
distinzione
tra
bioetica "classica", di derivazione teologico – religiosa , basate su verità rivelate e
su dogmi, e "bioetica laica" che prende in
considerazione il valore della morale secondo la libertà di coscienza
dell’uomo, quindi lontano da influenze religiose o teologiche.
Il
campo, dunque, è molto complesso da sviluppare, noi proviamo ad
affrontare questo delicato tema analizzando i vari problemi morali che si
stanno manifestando in quest’ultimo decennio. Cercheremo, dunque, di
prendere in considerazione tutti quei fenomeni che si sono generati lungo
il cammino esponenziale dell’evoluzione della medicina
e della biologia. I temi sono tanti, noi prendiamo in
considerazione i più importanti e cercheremo di svilupparli in maniera da
evidenziare la realtà morale religiosa e quella laica.
Le
riflessioni e il punto di vista dello sviluppo di queste tematiche sono
puramente soggettive, come ho evidenziato prima, non voglio assolutamente
coinvolgere nessuno degli autori e dei libri letti, ma tutto ciò è
scaturito dalle mie personali convinzioni.
MAPPA
ABORTO
Il
termine si riferisce all’interruzione spontanea o volontaria di una
gravidanza, noi in questo contesto cerchiamo di analizzare l’aborto
volontario, o meglio, la decisione che una donna o una madre può prendere
secondo un modello razionale, quindi lontano da regole dogmatiche
religiose e regole politiche.
L’aborto
è una piaga sociale da sempre; anche nell’antichità le maternità non desiderate erano spesso oggetto di
decisioni estreme, mai semplici da prendere. Solo in questo secolo si è
affacciata, e poi diffusa, la tesi che lo Stato debba garantire alle donne
che si trovano in situazioni particolari, di decidere da sole se
interrompere la propria gravidanza.
I
motivi per cui la donna può decidere da sola ad abortire sono tanti,
cerchiamo di esaminarne qualcuno:
1)
Il vietarlo non ne impedisce la pratica, la rende invece clandestina,
costosa e pericolosa.
2)
La vita di una madre ha più valore di quella del feto.
3)
La maternità deve essere una scelta responsabile e consapevole, e non il
frutto, ad esempio del mal funzionamento di un contraccettivo.
4)
La vita per un bambino non desiderato, specialmente se gravemente malato,
potrebbe compromettere seriamente la vita della coppia.
5)
Un’altra ragione, e forse quella più importante, è la decisione che
una donna può e deve prendere in caso di stupro. Ci
sono stati, ci sono e ci saranno ancora di questi episodi di malvagità
umana nei confronti di ragazze, di donne o di madri che sono state
stuprate, questi casi estremi devono far riflettere molte persone che
attraverso istituzioni basate sui dogmi religiosi e sul diritto civile e
politico concepito dall’uomo, impediscono la libertà decisionale alla
donna, una libertà che invece dovrebbe essere presa in seria
considerazione perché viene lesa letteralmente la dignità della donna.
Dal
punto di vista bioetico il dibattito è molto acceso, come si diceva
prima, non si tiene in considerazione la dignità della donna, la sua
libertà di decidere. La pratica dell’aborto è stato oggetto di opposte
considerazioni morali. Molto critica è la religione cattolica romana che
attacca il potere decisionale della donna e la sua libertà anche nei casi
più estremi.
secondo
il modello dogmatico sulla sacralità della vita. Gli argomenti principali
portati dai cattolici a sostegno del fatto che l’aborto non è lecito si
possono ridurre a due. Essi sostengono che l’aborto
sia un atto contro natura, e quindi contro il disegno divino che vi
è dietro, o che si tratti di un’uccisione di un essere umano innocente,
cioè di un individuo che va trattato come una persona, questa tesi può
essere messa in discussione, perché se è vero che al concepimento si
forma un nuovo codice genetico non è facile dimostrare che una cellula
uovo fecondata sia un individuo e che conti da un punto di vista morale,
inoltre
se noi prendiamo in considerazione i casi estremi, come lo stupro, la
donna che ha subito questo atto mostruoso deve subire ancora un’altra
tortura, quella di gestire un essere indesiderato che è il risultato di
una violenza sessuale.
Il
dibattito sulla moralità dell’aborto da parte di chi invece sostiene
che è lecito moralmente abortire è riconducibile al sostenere che
l’embrione nella prima fase del concepimento, non sono esseri umani a
cui dobbiamo rispetto morale e che quindi non si fa nulla di male nel
momento in cui si abortisce. Autori che si rifanno a diverse teorie etiche
considerano infatti che l’embrione e il feto ai primi stadi siano privi
di quelle caratteristiche che rendono gli individui moralmente rilevanti,
come la capacità di provare piacere e dolore, l’autocoscienza e la
razionalità. Altri autori come Dworkin, sostengono invece che lo Stato
debba garantire il rispetto della vita umana dell’embrione, ma anche la
libertà per ogni donna di decidere come rispettarla, considerando che
alcune possano ritenere che in certi casi, sia più rispettoso abortire
che non far nascere un bambino che non avrà modo di sviluppare tutte le
capacità di cui potrebbe essere in grado.
MAPPA
LA
CONTRACCEZIONE
Il
controllo delle nascite non è un’invenzione moderna: Fin dai tempi
antichi, presso qualunque società umana, una gravidanza di troppo ha
sempre rappresentato un serio problema, i metodi usati non erano quelli di
oggi, quindi visti gli insuccessi di queste metodologie empiriche, si è
diffusa la pericolosa usanza di ricorrere frequentemente all’aborto. In
Europa e in altre parti del mondo con l’avvento del cristianesimo e
della sua mentalità estremamente restrittiva comportarono la sparizione
ufficiale di ogni tipo di pratica anticoncezionale, considerati illegali.
Solo con l’avvento della società moderna, da poco più di un secolo, si
è ricominciato a parlare pubblicamente di controllo delle nascite.
Se
noi ripercorriamo nella storia questo grave fenomeno per l’umanità, ci
accorgiamo che non solo la religione cattolica, ma anche l’ebraismo ed
altre religioni si sono opposte alla contraccezione, ciò significa che
questi potenti capi religiosi ignorano il problema della sovrappopolazione
mondiale che è uno dei problemi da prendere in seria considerazione,
vista la crescita esponenziale degli abitanti sulla terra.
Da
alcune indagini si evidenzia che al tempo di Cristo vivevano sul nostro
pianeta circa 200 milioni di persone – al tempo della scoperta
dell’America 500 milioni – verso la metà del secolo XVIII 700 milioni
– con la rivoluzione industriale ( 1830 ) circa 1 miliardo – raddoppia
nel 1925 e un nuovo raddoppio nel 1975 con 4 miliardi – alla fine del
2000 circa 6,4 miliardi – si prevede che nel 2025 saremo circa 9
miliardi.
Da
questi dati i capi religiosi non hanno imparato niente. Si limitano a
tacere su questo problema fondamentale per il futuro dell’umanità.
Le
tesi cattoliche
Da
S. Agostino in poi la chiesa ha sempre considerato peccato mortale,
ritenendo quindi omicidio, la pratica contraccettiva.
Negli
anni 60, sotto la spinta del Concilio con a capo il Papa Giovanni XXIII e
validi collaboratori come il famoso teologo Hans Kung, che aveva una
visione dei problemi molto aperta, vi furono numerosi tentativi per
modificare questa posizione,
la commissione pontificia ha
dato un parere favorevole ad una apertura sulla questione.
Paolo
IV non ha voluto seguire questi consigli e con l’enciclica Humanae
Vitae ha messo fine alle discussioni: l’astinenza era e rimaneva
il metodo prediletto, tesi ribadita e sostenuta dal Papa Giovanni Paolo II
nell’enciclica: Evangelium Vitae.
Il
recente catechismo della chiesa cattolica definisce “ l’unione carnale tra un uomo e una donna, al di fuori
del matrimonio “ come “ gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente
ordinata… alla generazione dei figli “.
E’
chiaro che, di conseguenza, questo testo può menzionare la contraccezione
soltanto all’interno del matrimonio, gli unici mezzi accettabili sono
“ la continenza periodica, i metodi di regolazione
delle nascite basati sull’auto – osservazione e il ricorso ai periodi infecondi “.
Con
una visione cosi estremamente limitata della sessualità, le gerarchie
vaticane stentano finanche a comprendere il desiderio di gran parte
dell’umanità di definire individualmente
la propria vita sessuale: ecco come la chiesa si difende: “ Il
profilattico non esclude la trasmissione dell’AIDS; favorire l’uso
rischia di far abbassare la guardia contro la malattia; l’unica vera
prevenzione è l’astinenza sessuale “.
Queste
osservazioni sono apparse sull’Osservatore romano del 4 aprile 2000 come
anche
L’affermazione
fatta da Giovanni Paolo II il 30 ottobre 1999 nel corso di una delegazione
di ginecologi, "non bisogna avere esitazione nel dire chiaramente che
il cancro può essere il risultato di comportamenti umani, compresi taluni
comportamenti sessuali".
Ma
non basta, l’ostinazione a non voler capire problemi importanti come la
lotta all’AIDS,
quindi
usare mezzi contraccettivi per eliminare la propagazione del fenomeno che
sta dilagando nel mondo, ha indotto Monsignor Elio Sgreggia,
plenipotenziario vaticano sui temi etici e bioetici a pronunciarsi cosi:
“ Una mancanza di rispetto verso il Papa “. Secondo lui: "i
preservativi sono distribuiti in Africa dalle organizzazioni governative e
internazionali, ma non è servito a niente, per cui puntare sul
preservativo resta una linea pedagogica fallace e finisce
per diventare un inganno".
Nonostante
le realtà oggettive di questi fenomeni più importanti, come la crescita
esponenziale della popolazione mondiale e la lotta contro L’AIDS le
posizioni di alcune religioni diventano un ostacolo molto pericoloso per
l’umanità intera, perché non usano la ragione, non analizzano i danni
che si stanno venendo a creare, ma si fanno guidare da vecchi dogmi che
non sono più adeguati nell’età postmoderna. Il fatto è che alcuni di
questi dogmi sono il risultato di una filosofia oscurantista creata
dall’uomo non da Gesù o da Dio. Le varie leggi restrittive sono il
frutto di vari concili in diverse epoche emanate da Papi che pretendono di
essere i rappresentanti di Dio sulla terra, ma ormai troppe cose sono
cambiate nella cultura del mondo, è ora che le persone aprano gli occhi
davanti a un mondo che non ha bisogno di falsi dogmi, ma di risoluzioni
oggettive, reali, razionali.
Ci
sono molte persone che si battono per questi propositi: l’AIED, (
associazione italiana per l’educazione l’educazione demografica ) è
una meritoria associazione nata nel 1953 allo scopo di favorire una crescita culturale sui temi della contraccezione , della
pianificazione delle nascite e della sessualità, e attraverso le sue
campagne di sensibilizzazione ha ottenuto conquiste importanti.
Al
livello mondiale importante è l’attività sul tema della pianificazione
familiare svolta dalla IPPF ( International Planned Parenthood Federation
), che raggruppa associazioni di 180 nazioni.
Dobbiamo
solo sperare, a questo punto, che le persone prendano atto delle realtà
oggettive che la cultura moderna ci offre, cercando di sconfiggere una
filosofia, una morale ancora oscurantista che è solo un ostacolo
per una razionale ricerca del benessere per tutta l’umanità.
MAPPA
EUTANASIA
Cos’è
l’eutanasia?
Eutanasia in greco antico significa, "buona morte", oggi con questo termine si definisce correntemente
l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato
terminale.
Si parla di "eutanasia passiva" quando il medico si
astiene dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato, di
"eutanasia attiva"
quando il medico causa direttamente, la morte del malato, di "eutanasia
attiva volontaria"
quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato.
Un
po’ di storia
Nella
Grecia antica il suicidio riscuoteva un’alta considerazione : si
supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della
propria vita. L’assistenza al suicidio nel mondo classico non è stata
proibita fini all’avvento al potere del cristianesimo.
Oggi
il problema dell’eutanasia viene riproposto sulla base di riconoscere il
diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria esistenza,
in particolare nel caso di malati terminali, quando ormai le cure non
hanno più effetto e il malato è in una fase molto critica della sua
esistenza, dovuta soprattutto alla grande sofferenza fisica.
Il
problema dell’eutanasia non è cosi semplice, ci sono in bioetica varie
correnti pensiero, quindi ci sono i pro e i contro, noi in questo conteso,
come abbiamo fatto finora, cerchiamo di osservare il problema dal punto di
vista laico ponendo l’uomo al centro delle sue decisioni ultime. E’
molto importante entrare nell’ottica laica perché fondamentalmente
l’uomo consapevole dello stadio terminale della sua esistenza può e
deve decidere sulla sua vita, non si può ricorrere all’accanimento
terapeutico contro la volontà del malato solo perché ci sono delle
regole arcaiche che ne impediscono questa libertà di scelta.
Legislazione
italiana
L’eutanasia
attiva non è assolutamente normata dai codici del nostro paese: ragione
per cui essa è paragonabile all’omicidio volontario ( art. 575 del
codice penale ), nel caso si riesca a dimostrare il consenso del malato,
le pene sono previste dall’articolo 579 –
(
omicidio consenziente ), e vanno comunque dai sei ai quindici anni.
Anche
il suicidio assistito è considerato un reato, ai sensi
dell’articolo 580.
Nel
caso di eutanasia passiva, pur essendo anch’essa proibita, la difficoltà
nel dimostrare la colpevolezza la rende più sfuggente ad eventuali
denunce.
La
differenza sostanziale che viene prospettata da queste leggi è sempre
dovuta alla falsa interpretazione del fenomeno eutanasia, e cioè , la
distinzione che c’è tra l’uccidere e il lasciar morire, è una
differenza dovuta tra la cultura religiosa
e quella laica più liberale,
dare
spazio alle proprie decisioni non è uccidere.
La
posizione cattolica
Secondo
la chiesa cattolica, la vita è stata donata da Dio , e solo Lui
può disporre: ragion per cui l’eutanasia è un omicidio.
L’uomo
quindi nella sua fase terminale è destinato a soffrire senza che la sua
decisione e la sua libertà venga riconosciuta.
E’
chiaro che una posizione del genere si pone esclusivamente dal punto di
vista del medico, e mai dal punto di vista del paziente sofferente.
In
passato, anzi, talvolta questa sofferenza era ritenuta un modo di “
partecipare “ alla passione di Cristo: e ancora oggi l’Italia è
clamorosamente indietro nella somministrazione di morfina per alleviare le
sofferenze dei malati terminali.
Comunque
non tutte le chiese cristiane la pensano cosi: diverse chiese protestanti
hanno assunto posizioni più liberali, e alcune chiese minori riconoscono
apertamente il diritto dell’individuo di disporre della propria vita.
Per i valdesi l’eutanasia “ è un diritto che va riconosciuto “.
La
posizione di alcuni paesi all’estero
AUSTRALIA:
In alcuni stati le direttive per quanto riguarda l’essere d’accordo
per l’eutanasia hanno valore legale. I territori del nord avevano
legalizzato nel 1996 l’eutanasia attiva volontaria, provvedimento
annullato dieci anni dopo dal parlamento federale.
BELGIO:
Il 25 ottobre 2001 il
senato ha approvato, con 44 voti favorevoli contro 23, un progetto di
legge volto a disciplinare l’eutanasia. Il 16 maggio2002 anche la camera
ha dato il suo consenso.
CANADA:
Negli stati di Manitoba e Ontario ci sono già le leggi a favore
dell’eutanasia che vengono applicate regolarmente ai malati terminali.
CINA:
Una legge del 1998
autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali.
COLOMBIA:
La pratica è consentita
in seguito al pronunciamento della corte costituzionale, ma una legge non
è stata mai varata.
DANIMARCA:
L’eutanasia ha valore legale. I parenti del malato possono autorizzare
l’interruzione delle cure.
GERMANIA:
Il suicidio assistito
non è reato, purchè il malato sia consapevole delle proprie azioni.
PAESI
BASSI: Dopo varie lotte l’eutanasia è stata depenalizzata, il 28 novembre
del 2000 il parlamento ha approvato la legalizzazione vera e propria
dell’eutanasia. A partire dall’1
Aprile
2002 la legge è entrata effettivamente in vigore.
SVIZZERA:
Su richiesta del
paziente è ammessa l’eutanasia, il medico deve limitarsi a fornire i
farmaci al malato.
STATI
UNITI: L’eutanasia è stata accettata da quasi tutti gli stati – nello
stato dell’Oregon il malato può richiedere i farmaci letali, ma la
legge è bloccata per l’opposizione di un tribunale federale.
SVEZIA:
L’eutanasia è
depenalizzata.
MAPPA
RIPRODUZIONE
ASSISTITA
Prima
di affrontare il problema dal punto di vista biologico è d’obbligo
tracciare un quadro per quanto riguarda l’esigenza di questa pratica di
procreazione che si è venuta a creare in questi ultimi anni con
l’avvento di nuove tecniche dell’ingegneria genetica.
Ci
sono tante donne, sposate, non sposate, credenti, non credenti,
omosessuali, che nella loro esistenza hanno desiderato e desiderano avere
un figlio, ma questo non è stato possibile, perché alcune erano sterili,
altre non volevano avere rapporti sessuali “ come le lesbiche “, altre
voglio vivere da sole, quindi vi è una impossibilita oggettiva a non
poter procreare.
Facciamo riferimento alla coppia tradizionale, ( per coppia tradizionale
intendo, un uomo e una donna in un contesto di cultura cattolica, quindi
regolarmente sposati e accettati moralmente dalla chiesa e dallo Stato
), Questa coppia ha il privilegio di vivere una vita felice, perché la
loro "normalità",
( per normalità intendo la possibilità fisiologica di procreare ), gli
consente di avere dei bambini.
Questo
è il quadro classico di una famiglia che, come si diceva prima, è
accettato dai canoni della chiesa cattolica. A questo punto direi: una
famiglia modello,
formata da un uomo, da una donna, da bambini, da una casa, cioè tutti
gli ingredienti per essere in regola con le esigenze di "questa
nostra cultura", difatti una famiglia che ha queste
caratteristiche viene accettata dalla cultura dominante. Ma andiamo a
verificare alcuni aspetti che si discostano da questo modello, prendiamo
in considerazione una famiglia dove l’uomo o la donna non hanno le
caratteristiche fisiologiche di procreare, ma nonostante ciò la coppia
desidera avere un bambino. Al momento attuale secondo le regole
restrittive e dogmatiche che la chiesa cattolica impone con prepotenza,
una coppia secondo quest’ultimo modello non può ricorrere alla
procreazione assistita o artificiale perché secondo l’etica
ecclesiastica, si tratta di peccato mortale, la stessa cosa vale per le
persone non sposate, per gli omosessuali, per le donne sole, la chiesa
ammette la procreazione solo ad "esseri
perfetti"
fisiologicamente, mentre fa una brutale discriminazione di tutti quei casi
che non rientrano in questo modello che a mio avviso e fuori da ogni
tempo.
Cosa
ne pensa la chiesa su un fatto biblico, ( e ce ne sono stati tanti ),
quando Abramo, il primo Patriarca, ha avuto un figlio dalla schiava Agar
con il pieno consenso della moglie Sara?
Partendo
dal presupposto che tutti dobbiamo avere pari dignità, perché una coppia
non sposata, gli omosessuali
o una coppia sterile non possono beneficiare di questo straordinario
privilegio che oggi la scienza ci offre? Perchè la chiesa cattolica e
molte altre religioni precludono questa unica possibilità di procreazione
e rendere felici tante donne e uomini che non hanno nessuna colpa di
essere impossibilitati a procreare?
Perché
negare la possibilità di avere un bambino a chi ha veramente voglia di
averlo?
Sono
domande senza risposta, perché le leggi cosiddette eterne impediscono il
naturale decorso di una evoluzione culturale che ha bisogno invece di una
visione più razionale nel modo di concepire la morale, c’è bisogno
urgente di cambiare
in fretta una mentalità
e una cultura che ha ancora il sapore medioevale e che preclude
anche l’unico motivo di questa esistenza, quella di avere dei
bambini.
Evoluzione
della scienza
Oggi
l’ulteriore miglioramento negli studi della fecondazione assistita ha
portato alla nascita di diecine di metodologie diverse.
La
fecondazione può essere attuata in vivo ( direttamente nel corpo della
donna) o in vitro
(
extra corporea, in breve FIVET ) : si parla di fecondazione omologa ( AIH
) quando il seme appartiene al partner della donna, e di fecondazione
eterologa ( AID ) quando il seme proviene da un donatore esterno alla
coppia.
Mentre
già con la fecondazione omologa si pone un problema a livello
legislativo, ( cosa si intende per coppia? ), quella eterologa può
produrre situazioni più variegate che non sempre vengono accettate:
esempiflicando al massimo, i problemi nascono soprattutto dall’eventuale
anonimato del donatore, dall’inseminazione post – mortem e dalla
richiesta formulata da una donna sola, o anziana o da una coppia lesbica.
Le
tesi cattoliche
Fin
dal XIX secolo il vaticano è stato sollecitato ad esprimere
sull’argomento: commissioni pontificie, il sant’uffizio e diversi Papi
non hanno che ripetere, passivamente, il loro diniego.
Inizialmente
il “no “ cattolico era motivato soprattutto dalla tesi che questo
sistema di procreazione non sia naturale, ovvero non avvenga secondo le
leggi immutabili stabilite dal Creatore, con le quali è peccato mortale
interferire.
La
successiva introduzione e diffusione della fecondazione in vitro ha
scatenato la chiesa cattolica anche su un secondo versante: quello del
congelamento e della distribuzione degli embrioni prelevati in
soprannumero allo scopo di aumentare le possibilità di riuscita della
fecondazione. Per il vaticano l’embrione come abbiamo già detto è una
persona umana, pertanto la fecondazione in vitro è paragonabile
all’aborto procurato.
Anche
se secondo l’organizzazione mondiale della sanità la gravidanza inizia
solo al momento dell’impianto dell’embrione ( 14 giorni dopo il
concepimento ), la congregazione per la dottrina della fede ha
ufficialmente ribadito che “
non spetta alle scienze biologiche dare giudizio decisivo su questioni
propriamente filosofiche e morali, come quella del momento in cui si
costituisce la persona e quella della legittimità dell’aborto “.
Alcuni
dati importanti sulla fecondazione artificiale
La
sterilità di coppia in Italia raggiunge oramai cifre da brivido: oltre
una coppia su cinque non è in grado di assicurarsi una discendenza, una
percentuale che tende ad aumentare di anno in anno. Con queste premesse,
già oggi 300 strutture italiane praticano la fecondazione assistita; si
stima che tra le 50.000 e le 70.000 coppie si rivolgono a questi centri, e
che oltre 100.000 siano i pre – embrioni custoditi nei criocongelatori.
Stiamo
quindi parlando di un fenomeno di massa, che come tale deve essere
considerato.
Le
tesi cattoliche sono facilmente smontabili, moralmente possono pensarla
come vogliono e giudicare anche ininfluente il parere della scienza, resta
il fatto che queste tesi sono rivolte solo alla popolazione cattolica (
circa il 17 % della popolazione mondiale e l’80 % - nominale di quella
italiana ), e non si capisce per quale motivo dovrebbero essere applicate
a tutta le popolazione: nessuno, ovviamente, si è mai sognato di imporre
tali pratiche a donne e coppie non consenzienti.
La
fecondazione artificiale è una libera scelta e pertanto un Stato laico
non deve basarsi sulla morale di una parte della sua popolazione per
frapporre divieti ad una pratica volta, fino a prova contraria, a superare
i problemi di sterilità e di infertilità di una coppia.
Quanto
alla eventuale sofferenza che proverebbe il bambino nel non conoscere il
padre biologico, è facile constatare come tali difficoltà siano
riscontrabili, anche in questa circostanza, nel caso dell’adozione.
L’alternativa per il bambino è tra il non nascere ed il nascere
attraverso la fecondazione eterologa: difficile quindi individuare un
danno in questo.
Sulle
donne sole e/o lesbiche che intenderebbero accedere alla fecondazione
eterologa, alle quali una coppia una certa corrente di pensiero (
soprattutto cattolica ) non vorrebbe concedere tale possibilità, si può
rilevare come, nella stragrande maggioranza dei casi, esse potrebbero
comunque raggiungere lo scopo attraverso un rapporto eterosessuale
tradizionale: dovremmo quindi vietare anche queste gravidanze?
Dovremmo conseguentemente considerare illecito il figlio di una
ragazza madre? Un discorso valido, a maggior ragione, per
l’inseminazione post – mortem.
In
definitiva, bisogna considerare la fecondazione assistita un nuovo metodo
riproduttivo, alternativo a quello tradizionale: visto sotto
quest’ottica, non è altro che una possibilità in più per raggiungere
lo scopo a cui aspira una coppia e cioè avere un bambino a cui voler
bene.
MAPPA
CLONAZIONE
Decenni
di ricerche biologiche compiute nell’anonimato sono state spazzate via,
agli occhi dell’opinione pubblica, dalla
“ clonazione “ della pecora Dolly, avvenuta nel 1997.
L’avvenimento ha come al solito scatenato polemiche, dibattiti e
interventi interessati, generando alla fine una notevole confusione. Un
caos che si manifesta sin dall’abuso del termine “ clonazione “ che,
scientificamente, non indica altro che la coltivazione e la
moltiplicazione delle cellule, mentre giornali e televisione hanno come al
solito travisato questo termine facendo capire alle persone che questo
fenomeno e come per la produzione di fotocopie o per il copia incolla
effettuato con un personal computer.
Il
risultato è la diffusa ignoranza sulla questione e un notevole senso di
paura, generando nella popolazione il panico di produrre masse di esseri
umani geneticamente identici.
Il
senso scientifico, ( e non speculativo dello scientismo ) è che la
clonazione dal punto di vista prettamente sperimentativo, ( e ci riferiamo
a quei laboratori dove si fa veramente scienza ), è nato per poter
debellare molte malattie che affliggono l’uomo, quindi l’aspetto è
puramente terapeutico.
Il
fatto che ci siano anche aspetti ambigui su questa questione delicata e
conseguenza del grave stato sociale che ancora non ha varato delle
regolamentazioni, delle leggi, per ostacolare chi invece vuole ottenere da
queste sperimentazioni facili guadagni o peggio ancora, sfruttare la
clonazione dal punto di vista eugenetico.
Prima
di continuare, è necessario fare un piccolo glossario per poter capire il
significato di alcuni termini importanti.
Cellula:
la più piccola unità
di un organismo vivente.
Cellula
staminale: un particolare tipo di cellula, particolarmente utile per la
ricostruzione di tessuti organici rovinati. Presente in gran numero negli
embrioni, si può trovare anche negli individui adulti, soprattutto nel
sangue, nel midollo e nei muscoli. Nonché nei feti abortiti e nel cordone
ombelicale del neonato ( staminali fetali ). Quelli embrionali sono
definite totipotenti ( cioè sono in grado di differenziarsi e quindi di
dare origine ad un altro organismo ), mentre quelle adulte sono
multipotenti ( cioè possono dar vita
solo a tessuti diversi ).
Clonazione: in ambito scientifico, la clonazione è la moltiplicazione di cellule
identiche all’originale. Ormai è diffusa una definizione molto più
estesa, usata per indicare qualsiasi produzione di organismi geneticamente
identici.
Embrione:
nell’uomo, l’organismo dal momento del suo annidamento nell’utero:
dopo due mesi di vita intrauterina viene definito feto. Da parte cattolica
si utilizza il termine a partire dalla fecondazione, non riconoscendo
quindi la nozione scientifica di pre – embrione.
Fecondazione: la fusione di due cellule sessuali, quella maschile e quella femminile.
Gamete:
il termine che indica le
due cellule sessuali ( spermatozoo maschile e ovocita femminile ) che,
fondendosi, danno origine alla cellula ( zigote ) da cui si svilupperà
uno o più individui.
Nucleo:
organo della
cellula, che contiene il patrimonio genetico dell’organismo.
Ovocita:
il gamente femminile.
Pre
– embrione: definizione scientifica della prima fase dello sviluppo
dell’organismo, dalla fecondazione fino al completamento del suo
annidamento nell’utero ( ovvero, secondo l’organizzazione mondiale
della sanità, fino all’incirca al quattordicesimo giorno, quando inizia
la differenziazione cellulare e tissutale ed il pre – embrione non è più
divisibile ). E’ stata introdotta per sottolineare l’imprevedibilità
del processo riproduttivo e la mancanza di individualità che la
caratterizza.
Spermatozoo:
il gamete maschile.
Zigote:
la prima cellula che,
dividendosi poi in più cellule, darà origine a uno o più individui.
La
posizione della scienza
La
cellula staminale, in presenza di determinati impulsi, può differenziarsi
e moltiplicarsi cosi da ricomporre i tessuti di vari organi, deterioratisi
in seguito a una malformazione congenita.
Perché
si raggiunga questo scopo, sono allo studio principalmente due metodi:
1)
Clonazione terapeutica per via embrionale: si elimina il nucleo di
uno zigote umano fecondato, si sostituisce con quello prelevato dalle
cellule del paziente, si crea un pre – embrione dal quale si isolano
immediatamente delle cellule staminali che, cresciute in vitro, mantengono
la totipotenza anche per anni.
2)
Trasferimento nucleare da cellule somatiche: dal paziente sono
prelevate alcune cellule sane che vengono messe a coltura in vitro,
moltiplicate e iniettate nel paziente stesso per rigenerare specifici
tessuti.
Questo
secondo metodo è molto costoso: inoltre, al momento, il suo utilizzo
sembra più impegnativo e offre minori garanzie rispetto al primo.
Si
calcola che almeno dieci milioni di italiani siano affetti da malattie
potenzialmente curabili attraverso le cellule staminali; la casistica
interessata spazia dai trapianti di midollo e di epidemie, al diabete,
alle malattie neurovegetative ( Parkinson e Alzheimer ). Si intravedono
possibilità di utilizzo anche per i pazienti sottoposti a
trattamenti chemioterapici, allo scopo di rinnovare i tessuti danneggiati
dall’applicazione.
La
posizione della chiesa cattolica
Diverse
sono state le critiche alla sperimentazione
sugli embrioni, pur sapendo che si trattava di fini puramente
terapeutici, quindi sperimentazioni per la lotta contro le malattie che
affliggono l’umanità.
Nel
1987 la congregazione per la dottrina dalla fede pubblicò l’istruzione:
"il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione", nella quale il passaggio decisivo
sottolineava come "l’essere umano è da rispettare, come una persona,
fin dal primo istante della sua esistenza" : un concetto condivisibile,
se solo i cattolici non facessero coincidere il primo istante con la
fecondazione.
Conseguenza
di questa tesi è la richiesta di riconoscimento di personalità giuridica
per gli embrioni e il divieto di utilizzarli, o congelarli apposta, per la
ricerca scientifica.
Tali
posizioni sono state ribadite anche recentemente dalla "dichiarazione
sulla produzione e sull’uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane, diffuso dalla pontificia accademia della vita
il 24 agosto 2000: esse vengono presentate con una base scientifica che,
alle strette, si riduce al documento" identità e statuto
dell’embrione umano redatto nel 1989 dall’Università Cattolica
Romana.
Non
c’è quindi nessuna apertura verso la scienza a tutela dell’umanità
da parte della chiesa. Vi è un totale rifiuto nonostante i dati di
malattie e di morti premature parlano chiaro, si rifugiano ancora nei
vecchi dogmi, mentre la scienza ha mostrato specialmente negli ultimi 400
anni di poter dare un notevole contributo non solo per la biologia, la
medicina, la fisica, la chimica, ma soprattutto nell’evoluzione e nella
crescita culturale dell’uomo per poter uscire da questa angosciosa
cultura oscurantista.
La
posizione della scienza : ( prima
del quattordicesimo giorno non si può parlare di embrione ).
L’organizzazione
mondiale della sanità ha stabilito che, dopo la fecondazione e fino
all’incirca al quattordicesimo giorno, il prodotto del concepimento
potrebbe dividersi dando vita a un parto con più nascituri, inoltre allo
stato dell’evoluzione non si sa quali cellule formeranno la placenta e
quali il nascituro: ragion per cui è stata formulata la nozione di
pre
– embrione, volta a identificare l’organismo in questa prima fase del
suo sviluppo.
Lo
scienziato scozzese Jan Wilmut, "il padre" della pecora Dolly , ha affermato che:
"l’embrione diventa persona con la nascita, il momento
in cui si taglia il cordone ombelicale ed entra in funzione il sistema
nervoso".
Il
premio Nobel italiano Rita Levi Montalcini ha ribadito il concetto: “
sono del parere che lo zigote ( l’ovocita fecondato ) allo stato
di morula o di blastula ( i primi stadi di moltiplicazione delle
cellule dopo la fecondazione ) non sia una persona. Ogni sua cellula di
questi elementari aggregati può infatti generare
a sua volta una persona completa.
In
altre parole ritengo che, prima dell’inizio della differenziazione , le
cellule totipotenti no possano essere considerate un individuo “.
Il
premio Nobel per la medicina Edmund Fischer ha dichiarato che:
"quel che è veramente immorale, e persino idiota, è non usare le nostre
conoscenze di scienza e biologia per curare le malattie e aiutare
l’umanità".
La
situazione in questo ultimo periodo
La
posizione di altri paesi come la Danimarca, Svezia, Regno Unito, Stati
Uniti, e perfino la cattolicissima Spagna, si sono date da tempo leggi che
autorizzano la ricerca sugli embrioni a scopo terapeutico.
In
Italia l’unica persona che ha cercato di intraprendere questa dura
battaglia è stato tempo fa con il ministro Veronesi, che ha promosso la
costituzione di una commissione specifica di 25 scienziati capitanati dal
premio Nobel Renato Dulbecco, con "l’obbiettivo di individuare
una direttrice da seguire per sviluppare nel nostro paese la ricerca in un
settore delicato e che può offrire la soluzione per il trattamento e la
guarigione di molte patologie oggi ancora poco curabili. Compito della
commissione era quello di ridefinire i confini tra i bisogni della ricerca
scientifica e le diverse richieste etiche".
Immediato
è venuto l’altolà del segretario dei vescovi Camillo Ruini:
"alla luce degli orientamenti del parlamento europeo, appare ben
strano che il ministro della sanità abbia nominato una commissione".
Ma
non sono stati solo i vescovi ad ostacolare questo esile tentativo di fare
del bene all’umanità, ma anche i politici con esplicite tendenze
religiose, difatti con le elezioni politiche svoltesi nella primavera del
2001, l’Italia ha cambiato maggioranza politica e, conseguentemente,
ministro della sanità : al posto del laico Veronesi è subentrato il
cattolico Girolamo Sirchia. L’argomento è pericolosamente caduto nel
dimenticatoio.
Non
dobbiamo assolutamente lamentarci se la ricerca scientifica in Italia non
va avanti, perché fin quando si verificano questi episodi, i nostri
scienziati cercano, come hanno sempre fatto, lavoro all’estero, e la
scienza in Italia rimane ferma, ostacolata da un cultura che non si
evoluta, ma continua a navigare in un mare di restrizioni legati alla
filosofia religiosa, che è perfino assurda, visto che è stato l’uomo a
plasmarla nel tempo con la sua ottusità. Ciò non è opera di Dio
o di Gesù Cristo !
MAPPA
OMOSESSUALITA’
Cos’è
la normalità? Si può parlare di esseri anormali quanto si parla di
omosessuali?
Si
possono emarginare degli esseri con caratteristiche sessuali diverse?
Quale,
e se c’è, la ragione per cui questi esseri umani sono nati cosi come
sono?
Di
chi è la colpa?
Partiamo
da un presupposto più razionale, se noi, come esseri umani, sessualmente
maschio e femmina, rientriamo nel mondo dei cosiddetti esseri normali e
abbiamo una dignità di vivere, osservare le leggi, avere dei diritti e
dei doveri verso la società che ci circonda, gli omosessuali non devono
avere anch’essi pari dignità? Non hanno anche loro il diritto alla vita
come noi, che ci consideriamo esseri nella norma?
Se
il preconcetto di emarginare questi esseri umani è solo di natura
sessuale a mio avviso è un preconcetto pre-medioevale, nel senso che un
omosessuale avendo pari dignità, può condurre una vita eticamente uguale
alla nostra, siamo stessi uomini, figli della stessa natura.
A
questo punto viene da pensare che l’emarginazione di queste persone è
stata plasmata nel tempo, erroneamente, da una cultura falsa, vecchia,
ormai superata, ma che ancora persiste perché ci sono ancora residui
oscurantisti, soprattutto di natura etico – religioso.
Ma
se noi ritorniamo indietro nel tempo e facciamo riferimento a Gesù col
suo Vangelo, ci accorgiamo che tutta questa falsa visione negli esseri
omosessuali rientra in una cultura che è stata architettata e ben
congegnata dall’uomo, soprattutto dalle religioni.
Gesù
nel suo vangelo non ha mai parlato di discriminazioni tra uomini o
discriminazioni razziali, tutt’altro, il Vangelo di Gesù
è improntato sull’uguaglianza, sulla fratellanza, sulla
tolleranza, sull’umiltà intellettuale, quindi l’uomo, che sia
bambino, vecchio, giovane, donna, ricco, povero, nero, bianco,
omosessuale; tutti quanti hanno pari dignità, indipendentemente da questi
attributi.
Ci
sono degli episodi che si sono verificati nel corso della storia, che
analizzandoli in maniera razionale, ci possono confermare, che nella
cultura di oggi c’è qualcosa che ancora non abbiamo capito.
Alcuni
genitori, “ quindi secondo la cultura dominate, maschio e femmina,
esseri nella norma, ( ma la norma chi l’ha stabilita? ) “, che molte
volte non sono in grado di gestire la loro unione e i propri figli
subiscono conseguenze gravissime, allora perché negare l’adozione di
bambini a persone omosessuali? Il concetto di famiglia è stato costruito
nel tempo dall’uomo non da Dio, tutti gli uomini hanno bisogno di
affetto compresi gli omosessuali, è scritto solamente in alcune religioni
che l’unione tra maschio e femmina ( esseri normali ) possono avere dei
figli, e gli altri? E’ eticamente giusto emarginare e negare il diritto
e queste naturali esigenze ad esseri che non hanno nessuna colpa della
loro natura? E’ giusto negare loro la possibilità di adottare un
bambino? E’ giusto che molti genitori si separino, anche per dei motivi
banali, e abbandonano i propri figli?
A
mio avviso il preconcetto che è stato costruito sapientemente nel tempo
su gli omosessuali è solo di natura sessuale, la repulsione che si ha di
queste persone è in funzione di un processo complesso che abbiamo
ereditato nel tempo, in quanto l’accoppiamento tra uomo e donna è
giustificato dall’etica religiosa come dono donato da Dio. Ma gli esseri
che vogliono convivere perché si vogliono bene e non sono uomo e donna
secondo i canoni di questa cultura arcaica, a quali regole etiche devono
attenersi per poter avere una vita dignitosa e visto che a questi esseri
umani è negato tutto da questa nostra cultura? Si può, in questo caso,
parlare di esseri umani con pari dignità?
Un
po’ di storia
La
politica esplicitamente "razzista" del fascismo italiano contro gli
omosessuali è durata circa tre anni ( dal 1936 al 1939 ), ma anche nella
sua brevità l’episodio si è rivelato assai incisivo per capire la
mentalità che fa ancora oggi degli omosessuali il gruppo di persone più odiato dai cittadini italiani e maggiormente colpito
dall’intolleranza. In Italia il fenomeno si è evidenziato con forza nel
periodo nazista, gli omosessuali erano tra i gruppi di cittadini da
colpire.
Il
paradosso maggiore di tale decisione è stato questo: definire gli
omosessuali in quanto "razza" , al pari degli ebrei o dei negri,
quindi da eliminare perché non facenti parte di una razza pura. Il motto
era: gli italiani sono troppo virili per essere omosessuali.
Per
settant’anni gli italiani avevano ripetuto che l’omosessualità era
tipico da inglesi e da tedeschi e che quindi questo fenomeno doveva essere
debellato con tutti i mezzi, dal pestaggio, agli arresti, alle torture,
all’uccisione; tutte queste forme di repressione contro gli omosessuali
non passavano attraverso il codice penale, ma venivano eseguite
arbitrariamente da gruppi di seguaci della dottrina fascista, molte volte
senza lasciare traccia.
Il razzismo nazista si basava sull’assunto ottocentesco secondo cui le
persone omosessuali costituivano una specie di "ritorno indietro" nel cammino darwiniano dell’evoluzione della specie, una sorta di
“ involuzione
“, che nel gergo scientifico dell’epoca
si chiamava "degenerazione" ossia individui deboli e meno adatti alla lotta per la vita, perché
in quel periodo l’omosessualità era considerata una malattia mentale,
(
forse ancora oggi ), quindi il programma razziale esigeva l’eliminazione
di tutte quelle persone che essendo
"degenerate"
costituivano un handicap al trionfo del popolo tedesco nella
"selezione naturale" fra i popoli.
Nel
pensiero razzista essere ebreo ed essere omosessuale costituiva, alla
lettera, un handicap fisico, o una imperfezione genetica, pertanto
eliminare un ebreo o un omosessuale era per loro una rigenerazione della
razza da tutti i geni difettosi, accelerando in questo modo
l’inevitabile trionfo evoluzionistico su tutte le razze umane.
Tutto
questo è avvenuto alla luce del sole
senza ostacoli perché in Italia in quel periodo come anche adesso
c’è un altro potere per il controllo e la repressione
dell’omosessualità:
la
chiesa cattolica, che con la sua falsa etica ha condotto milioni di
persone ad essere ostili contro queste persone, che invece fanno parte
dello stesso mondo, e dovrebbero avere gli stessi diritti delle persone
cosiddette normali.
MAPPA
|