REALTA' NEL MONDO BOLIVIA |
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ITALIANO |
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Realtà Boliviana |
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L’attuale crisi in Bolivia è sociale, economica e politica. Sul piano sociale, nonostante l’aumento dei servizi, la povertà e la vulnerabilità sono in crescita. L’esposizione delle famiglie agli shock e al continuo cambiamento, soprattutto fra i poveri delle campagne è drammaticamente peggiorata. Sul piano economico, la crescita è stata misera ed accompagnata dall’incremento della disoccupazione e della sottoccupazione strutturali. Più del 70% dei nuovi posti di lavoro creati negli ultimi 15 anni è stato nel settore “informale”. Sul piano politico, la Bolivia si trova di fronte a una crisi drammatica: i governi e la “classe politica”, è di fronte a una crisi di legittimità senza precedenti. | ||
Questi
tre diversi settori di crisi sono chiaramente collegati alle politiche
imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali, in particolare modo
dal Fondo Monetario Internazionale, ( FMI ). L’analisi dimostra chiaramente che
le politiche prescritte dal FMI, fra l’altro, non hanno prodotto una
crescita forte o sostenibile; hanno aperto la strada a nuove
vulnerabilità sociali alle campagne, alle comunità e alle famiglie;
hanno accentuato le disuguaglianze, che frenano la crescita, conducono i
sistemi politici al punto di rottura e generano nuove e potenti forme di
criminalità e tensione sociale. |
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La Bolivia è stata un alunno modello per queste “riforme” e, adesso, è anche un caso esemplare delle contraddizioni e della crisi che queste politiche generano. Dopo quasi due decenni di “riforma” e di aggiustamento strutturale la Bolivia è cresciuta, anche se è cresciuta lentamente; i Boliviani sono sempre più socialmente vulnerabili e sempre più poveri, mentre la società nel suo complesso è sempre più iniqua e inequivocabilmente ingiusta. Si dovrebbe far riferimento all’aspetto politico. | ||
Le
prescrizioni politiche del FMI hanno sistematicamente sottratto al
processo politico le decisioni fondamentali di politica economica.
Questo “svuotamento” della politica reale ha pesato molto sulla
crisi di legittimità della “classe politica”. Il FMI ha accettato
l’appello delle organizzazioni della società civile a includere, nei
dialoghi per l’elaborazione di strategie per la riduzione della povertà,
“i problemi macro economici”, ma senza ingenuità, propone che di tali problemi si facciano carico i governi nazionali:
quegli stessi governi le cui mani sono legate dalle condizioni del FMI. |
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L’attuale
crisi in Bolivia porta l’impronta delle politiche del FMI, sia in
termini di condizioni strutturali che di cause immediate. La crescita
anemica, dovuta, sia a fattori interni che a fattori esterni alla
Bolivia, ha avuto come risultato una drammatica crisi fiscale: il
deficit è ora stimato superiore all’8%. Le prescrizioni del FMI sono
state di più austerità e di ulteriore stretta di cinghia: sul versante
della spesa il FMI richiama a una “flessibilizzazione” della spesa
dello stato, che vuol dire adeguare i salari del settore pubblico al
rendimento economico nazionale e consentire alla svalutazione di erodere
il valore dei contributi pensionistici. Il carattere contro i poveri di
queste misure dovrebbe essere chiaro. |
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Sul versante dell’entrata vuol dire una tassazione sempre più pesante, che essenzialmente significa far pagare più tasse alla gente, prevalentemente ai poveri e al ceto medio, e l’effettivo inizio delle esportazioni del gas naturale. La Bolivia ha enormi riserve di gas naturale. Tuttavia come debba essere sfruttato il gas e a chi andranno gli utili, in Bolivia sono tematiche politiche animate. C’è un buon motivo per un dibattito animato: La Bolivia è passata attraverso i 3 più grossi cicli di esportazione di merci non rinnovabili: l’argento nel XIX secolo, il guano e la gomma verso la fine dell’800, lo stagno nel XX secolo. | ||
Questi
cicli di esportazioni non hanno mai posto le basi per la costruzione di
una società prospera, produttiva e giusta. Al contrario, la Bolivia è
una delle meno prospere e più ingiuste società dell’America Latina.
La domanda, che giustamente i Boliviani si pongono, è: “In che
maniera il prossimo ciclo di esportazioni di beni non rinnovabili si
tradurrà in uno sviluppo effettivo?” |
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Due
cose sono chiare per i Boliviani: i politici, sottoposti alla gestione e
le regole categoriche del FMI, hanno dato prova di essere assolutamente disonesti
nella gestione degli interessi economici del paese. In questo contesto,
il FMI ha coerentemente appoggiato e promosso la corsa precipitosa
della classe politica all’esportazione del gas sulla base di
condizioni e accordi, che sono destinati a tradurre questo ulteriore
ciclo di esportazioni in un altro triste capitolo di sperpero di
ricchezza e di sottosviluppo. Questo lo si può vedere nell’ultimo
Accordo per il Sostegno, firmato con la Bolivia a metà 2003 e nelle
seguenti revisioni dello stesso ad agosto e a settembre del 2003. |
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Il “problema del gas” è la questione politica relativa allo sviluppo più importante oggi in Bolivia. Alcuni settori sostengono che prima di tutto in Bolivia andrebbero create attività produttive e non per le esportazioni; altri richiedono di rallentare per permettere che le esportazioni portino utili al paese, contribuendo alla crescita della capacità produttiva, della produttività e alla riduzione della povertà. In ogni caso, c’è una richiesta di trasparenza e discussione in un processo che avrà conseguenze enormi per il futuro della Bolivia. | ||
Ma la posizione del FMI va in direzione opposta, sostenendo la rapida conclusione di oscuri accordi stipulati fra multinazionali non trasparenti e politici ingordi, che la gente non può sapere su cosa vertano, e ancora meno può valutare e far sentire la sua. È chiaro che la posizione del FMI su questo problema e le pratiche antidemocratiche tradizionali degli ultimi decenni hanno solamente evidenziato la mancanza di trasparenza e l’assenza strutturale di democrazia, aggiungendo a loro volta benzina all’incendio che oggi consuma la Bolivia. | ||
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La realizzazione di questo articolo è stata possibile grazie alla collaborazione di alcuni miei amici giornalisti e fotografi argentini e boliviani, che attraverso la loro preziosa documentazione mi hanno dato la possibilità di fare una ricostruzione di alcuni fenomeni sociali che stanno lasciando un segno indelebile nella storia dell'umanità. - Piero C. | ||
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